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    MESTERHÁZY Gabriella
.: Marionette, che passione!
Pier Maria Rosso di San Secondo
(articolo tratto dalla tesi di laurea)

 

 

introduzione

Pier Maria Rosso di San Secondo

Chi ha sentito nominare questo drammaturgo italiano in Ungheria? Forse quelli che si occupano della letteratura italiana, o forse nemmeno loro. Per questo ho trovato il coraggio di fare alcune ricerche e di scrivere la mia tesi su Rosso, per far conoscere il suo lavoro anche in Ungheria o almeno per divulgare il suo nome. Ma secondo la mia esperienza, di questo c'è bisogno anche in Italia: l'italiano medio non l'ha mai sentito nominare, soltanto quelli che si occupano assai profondamente di letteratura - e soprattutto del teatro - conoscono le sue opere. Perché ho scelto proprio uno scrittore di teatro? Semplicemente perché mi interessa tanto il teatro. E mi interessa in modo particolare il processo di mettere in scena un testo scritto. Leggendo un testo drammatico cerco sempre le strategie, i trucchi dello scrittore per riempire di vita il testo 'morto', per rendere il testo ricco di vitalità e di movimento e cerco le tracce, gli elementi testuali della trasformazione. Questi li trovo spesso nelle didascalie, nel linguaggio e nelle modalità espresse dai personaggi.

In questa tesi volevo occuparmi esclusivamente del dramma Marionette, che passione!, considerandolo come capolavoro dello scrittore. Dopo la lettura dei suoi drammi, questa scelta mi sembrava ovvia: secondo me non tutti i drammi di Rosso acquistano un valore letterario. Per capire meglio quest'opera ho fatto alcune ricerche anche sui dettagli biografici dell'autore, sulle altre opere (drammatiche ed epiche), sull'epoca in cui viveva e sui movimenti che caratterizzano quest'epoca.

marionette, che passione!

È questa l'opera che fece acquisire la fama a Rosso di San Secondo drammaturgo, giungendo trionfalmente al successo nel 1918 con questo suo capolavoro.

La commedia fu pubblicata la prima volta dall'Editore Treves di Milano, nel 1918. Il 26 novembre 1918 ebbe luogo la prima rappresentazione romana al 'Teatro Argentina'. Dal titolo (Marionette, che passione!) derivano i temi fondamentali del dramma: il tema della spersonalizzazione - collegato al concetto della morte -, e il tema dell'amore - passione, che funziona come se fosse un 'filo' che fa muovere i protagonisti. La passione per Rosso è una forza trascendente, un destino onnipotente e crudele. Domina gli esseri e li governa a proprio piacimento. La vicenda delle Marionette che passione ! si svolge tutta in misura perfettamente aristotelica, come se fosse un dramma 'classico'. Rosso vuole rompere la struttura del teatro tradizionale: il copione è un libro da leggere, prima ancora di essere un testo da rappresentare. Le didascalie acquistano un valore fondamentale per l'intendimento dell'opera. Sono pagine di intensa poesia, la quale deve riflettersi necessariamente in tutto lo svolgimento dell'azione drammatica. Troviamo addirittura descrizioni lunghe e articolate, anche in senso retorico, che fanno da introduzione alle commedie o ne spezzano la trama recitata.

La forma di un nuovo teatro, Rosso l'ha trovato nel teatro lirico: mescolando gli elementi della poesia con gli aspetti drammatici. I monologhi dei personaggi sono spesso patetici. Le strutture delle frasi, l'ordine diverso delle parole dal solito, le frasi incomplete rendono il testo poetico: più vicino alla poesia che ad un discorso.

il preludio

Leggendo il Preludio di Marionette, che passione! ci vengono in mente alcune domande: fa parte integrante della commedia e si può anche recitarla, o è destinato al solo lettore e non anche allo spettatore? È giusto usare il termine 'preludio' (discorso di un introduzione e di preparazione) o meglio il termine prologo (scena costituita da un monologo introduttivo di un opera teatrale) in questo caso? Oppure tutto il Preludio non è altro che una novella con una struttura intera, messa davanti al dramma, perché in qualche modo vi assomiglia? Fino alla metà il Preludio ripete quasi alla lettera una precedente versione, d'un racconto di Ponentino , il cui titolo Acquerugola preannunciava il motivo dell' uggiosa pioggerellina che scandisce il ritmo di Marionette, che passione! . Il distacco fra i due testi avviene quando l'io narrante in entrambi si fa esplicito: «[...] avendo anch'io lo spirito sbattuto d'un vagabondo [...]»

È possibile anche che il Preludio sia solo un lungo brano che deve servire agli attori per cogliere l'intensità del clima disperato che circonda le cose e le permea di sé. «Qualcosa di questa atmosfera disfatta entra poi anche nel tessuto drammatico, quando i personaggi si palleggiano battute in cui non contano tanto i riferimenti ai fatti accaduti in precedenza, ma le confessioni di un male di vivere di cui quei fatti sono stati soltanto la casuale occasione.»

Il Preludio dunque ci prepara l'atmosfera del dramma. Ma invece di descrivere in qualche parola il tempo e il luogo dello svolgimento, ne parla in generale: ci presenta «i lunghi pomeriggi domenicali» che scandiscono l'eternità del tempo.

L'atmosfera nella quale andranno a muoversi, anzi, si muovono già i personaggi, varrebbe da sola a chiarire quel tormento in cui loro «si macerano» fino a dar luogo ad un sentimento di tragico umorismo nei loro riguardi. (Come si preannunzia in Avvertenza). In Preludio si narrerà della loro pena e ne sarà individuata la radice nella «eterna febbre della carne che aizza e morde.» Il tragico umorismo dovrebbe nascere dall'incapacità dei personaggi a liberarsi dalla febbre e dai morsi della passione, divenendone succubi e marionette: da qui il loro muoversi alla ricerca di un impensabile equilibrio, di una «impossibile santità».

Dunque l'atmosfera alla fine altro non è che la proiezione del loro stato d'animo e il Preludio si carica così in primo luogo, di una sorta di ambientazione nella quale possono vagare i personaggi con le loro pene. Tutto concorre a suscitare un senso di languore e di morte (e questa morte sarà continuamente presente nelle parole dei personaggi, nei loro silenzi densi e sottintesi, nei colori dei vestiti dei due protagonisti maschili: il nero e il grigio):

- i toni cupi e tristi («cielo grigio desolato sullo squallore della città»);

- la penombra nella quale è sprofondata la grande sala («In fondo, s'indovina, più che non si veda, la porta d'entrata.»);

- il silenzio glaciale, il torpore snervante, che regnano nel locale («Silenzio e sonnolenza [...]. All'alzarsi della tela, la Guardia sonnecchia alla tavola, tratto, tratto [...] si riscuote; ma torna ad appisolarsi.»);

- le parole balbettate dai protagonisti nella semioscurità («L'intero atto sarà recitato a bassa voce...»).

Dunque Il Preludio fa parte integrante del dramma, perché prepara tutti i temi (tematica della solitudine, della morte, della noia, della categorie umane), l'atmosfera e il tono degli atti, ma assomiglia anche ai prologhi rinascimentali, in cui l'intreccio viene raccontato in qualche riga, e c'è anche l'opinione privata dello scrittore.

marionette

Al centro del dramma abbiamo un triangolo: due uomini e una donna - il Signore in grigio , il Signore a lutto , e la Signora dalla volpe azzurra . Ma se vogliamo abbiamo anche il polo quarto: la Cantante . E se questo fosse un dramma tipico borghese, loro potrebbero essere due coppie: il Signore a lutto - la Signora dalla volpe azzurra e il Signore in grigio - la Cantante . Possiamo trovare anche riferimenti adatti a questa teoria: pensiamo al tentativo del Signore a lutto nel primo atto, per convincere la Signora dalla volpe azzurra di vivere insieme.

Ma i rapporti così tradizionali di donna - uomo in questo dramma non esistono, sembrano soltanto esistere, è solo una forma, una possibilità di gioco dei ruoli. Così non ci sono né eroi, né antagonisti, e l' intrigo non ha nessun importanza.

Tra i tre protagonisti c'è una stretta correlazione. La Signora dalla volpe azzurra e il Signore a lutto sono soltanto delle diffrazioni del Signore in grigio , che non fanno che rispecchiare due situazioni in ogni punto identiche a quelle che egli ha conosciuto prima di loro. Sono solo tre immagini complementari, tre riflessi di un' unico personaggio. Condividono lo stesso dolore, la stessa sorte, lo stesso 'filone': la Passione.

Ci rappresentano tre tipi di comportamento in cui la passione può essere agita. Tutti e tre hanno nostalgia di una perduta felicità, ossia della condizione precedente alla rottura del rapporto. Tutti e tre aspettano qualcosa. Che cosa? Forse il compagno precedente (chi arriva alla fine portando via la Signora dalla volpe azzurra ), forse uno nuovo, forse la Morte.

Ma quali potrebbero essere i motivi di questa 'disumanizzazione' o 'alienazione' che caratterizzano i protagonisti di Marionette, che passione ? Una delle origini di questo punto di vista la possiamo trovare sicuramente nell'atmosfera dell'epoca ossia nel periodo della prima guerra mondiale: sia nella situazione politica e sociale sia negli indirizzi letterari e nei nuovi fenomeni dell'arte e della filosofia.

Gli effetti della guerra sulla società e sul modo di pensare sono già stati analizzati. La società del dopoguerra, non essendo più sicura di sé, cercava di esprimersi in qualche modo, diverso da prima, e quest'atmosfera era favorevole alla nascita di tanti nuovi indirizzi e stili sia letterari sia d'arti figurative.

La vita individuale e collettiva, svuotandosi di contenuti autentici, personali e universali e diventando sempre più 'spettacolo' per la società, trova nel teatro la struttura rappresentativa ideale. Perché proprio in teatro? Perché il teatro offriva l'essenza spirituale dell'uomo fattasi gesto e battuta.

L'automatismo, la meccanicità, sono sintomi d'una malattia universale; tuttavia il teatro sansecondiano distingue quelli che si adattano al proprio stato e non s'accorgono mai d'esser 'malati', da quelli che si adattano alla meccanicità come disumanizzazione, e «magari l'esasperano nello sforzo stesso di liberarsene (organismi d'elettrica sensibilità). Sui secondi s'apre il sipario, s'appunta il riflettore sansecondiano.»

Forse le altre opere di Rosso di san Secondo non sono dello stesso valore di Marionette, che passione! Ma le problematiche presenti nel dramma - la disumanizzazione, le difficoltà dei rapporti umani, i vuoti dialoghi, e i problemi della grande città, l'accelerazione del mondo - sono attuali anche oggi, più che mai, anzi possiamo dire che ormai questi argomenti quasi quasi sono diventati luoghi comuni, fonti di varie opere d'arte. E il testo del dramma è ancora capace di suscitare un interesse e forse anche un successo presso gli spettatori di oggi.

nota bibliografica

Testi narrativi

Elegie a Maryke (novelle), in « Lirica » , Roma, gennaio 1912; poi in volume, Roma, Sampaolesi, 1914.

Ponentino (novelle), Milano, Treves, 1916.

La fuga (romanzo), Milano, Treves, 1917; ora Milano, Garzanti, 1951.

Virgilio Gracchi, maestro d'armi di prima classe (novella), in « Nuova Antologia » , 1 agosto 1917.

La morsa (romanzo), Milano, Treves,1918.

La mia esistenza d' acquario (romanzo), Roma, Carra e C., 1919.

Il commemoro Loletta (novelle), Milano, Treves,1919.

Palamede, Remigia ed io (novelle), Milano, Treves, 1920.

Le donne senza amore (romanzo), Roma, Carra e C., 1920.

Il Bene e il Male (novelle), Milano, Vitagliano, 1920.

La festa delle rose (romanzo), Milano, Treves, 1920.

Zagrú (romanzo), pubblicato a puntate in "La Rassegna italiana" dal 31 agosto 1920 al novembre - dicembre 1920.

Il minuetto dell'anima nostra (romanzo), Milano, Treves, 1922.

Ho sognato il vero Dio - Viaggio in Paradiso (novelle), Milano, Mondadori, 1922.

La donna che può capire, capisca (romanzo), Milano, Treves, 1923.

La frange della nostalgia (novelle), Milano, Treves, 1924.

Il sapore dell'avventura (episodio di viaggio), in "Almanacco letterario", Milano, Mondadori, 1925.

C'era il diavolo o non c'era il diavolo? (novelle), Milano, Treves, 1929.

Luce del nostro cuore (novelle), Milano, Bompiani, 1932.

Il gatto bianco (novelle), lanciano, Carabba, 1935.

Il torrente (novella), in "Letteratura originale",Settembre 1938..

Lo sdobbiamento di Matteo Derbini (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, p. 194.

Il cielo sulle colline (novelle), Torino, Paravia, 1941.

Viaggio con Polifemo (novelle), Firenze, Vallecchi, 1941.

Concerto nuziale (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1941.

La signorina senza milioni (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1942.

Ignazio Trappa, maestro di cuoio e di suolame (romanzo), Milano, Garzanti, 1943.

L'albergo delle genzianelle (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1943.

La contessina Elsa (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1943.

Sogno d'amore (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1944.

Riva del vin (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1944.

Il folle amore (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano, 1944.

Incontri di uomini e di angeli 8 romanzo), Milano, Garzanti, 1946.

Banda municipale (novelle), Caltanisetta - Roma, Sciascia, 1954.

Moglie per monumenti (novelle) e il sapore dell'avventura, Milano, Nuova Accademia, 1967.

La prima stella (Antologia a cura di M. Camilucci), Milano, Ed. scolastiche Mondadori, 1967.

Testi teatrali

Teatro (Antologia in tre volumi, a cura di Luigi Ferrante), Bulzoni Editore,Roma, 1976.

Il nuovo teatro (Atti unici), Garzanti Editore, Milano, 1951.

Principali testi di critica e di poetica

Luigi Pirandello, in "Nuova Antologia", 1 febbraio 1916.

Appunti e prove per un teatro mediterraneo, in "Idea Nazionale", 10 aprile 1918.

Per l'antiteatralità in teatro, in "Corriere del teatro", novembre 1920.

Conferenza tenuta a Pallanza in occasione di una rappresentazione di Marionette, che passione!, in "Torchio teatrale", settembre, 1923.

Pensieri sulla tragedia, prefazione a Climi di tragedia , Milano, Treves, 1931.

Teatro mediterraneo , in "Gazzetta delle arti", Roma, 22-23 luglio 1946.

Teatro di poesia , in "Gazzeta delle arti", Roma, 12-18 agosto 1946.

Teatro e cinema , in "La Sicilia", 13 aprile 1954.

bibliografia

Rosso di San Secondo : Teatro I-III (a cura di Luigi Ferrante). Bulzoni Editore, Roma, 1976.

Anna Barsotti: Pier Maria Rosso di San Secondo. La Nuova Italia, Firenze,1978.

Fran ç ois Orsini: Il teatro espressionista di Pier Maria Rosso di San Secondo

Giovanni Antonucci: Lo spettacolo futurista in Italia. Nuova Universale Studium, Roma, 1974.

Mario Verdone: Teatro del tempo futurista. Lerici Editore, Roma, 1969.

Paolo Puppa: La morte in scena, Rosso di San Secondo. Guida - Napoli, 1986.

Pier Maria Rosso di San Secondo nella cultura italiana del '900. I-II. (A cura del Servizio Attività Culturali dell' Istituto della Enciclopedia Italiana),Firenze, 1990.

In cui:

Giorgio Pullini: Rosso di San Secondo e la civiltà letteraria del Novecento

Paolo Puppa: Momenti magici e onorici nel teatro di Rosso

Anna Barsotti: Rosso e l'avanguardia: l'uomo e il suo pupo

Giovanni Calendoli: La formazione culturale di Rosso di San Secondo

Carmelo Musumarra: Realtà e fantasia nel teatro di Rosso di San Secondo

Federico Doglio: A proposito d'alcune 'prime' storiche di Rosso di San Secondo

Sebastiano Addamo: Motivi irrazionalisti e situazione dell'uomo nel teatro di Rosso di San Secondo