introduzione
Pier Maria Rosso di San Secondo
Chi ha sentito nominare questo drammaturgo italiano
in Ungheria? Forse quelli che si occupano della letteratura italiana,
o forse nemmeno loro. Per questo ho trovato il coraggio di fare
alcune ricerche e di scrivere la mia tesi su Rosso, per far conoscere
il suo lavoro anche in Ungheria o almeno per divulgare il suo nome.
Ma secondo la mia esperienza, di questo c'è bisogno anche
in Italia: l'italiano medio non l'ha mai sentito nominare, soltanto
quelli che si occupano assai profondamente di letteratura - e soprattutto
del teatro - conoscono le sue opere. Perché ho scelto proprio
uno scrittore di teatro? Semplicemente perché mi interessa
tanto il teatro. E mi interessa in modo particolare il processo
di mettere in scena un testo scritto. Leggendo un testo drammatico
cerco sempre le strategie, i trucchi dello scrittore per riempire
di vita il testo 'morto', per rendere il testo ricco di vitalità e
di movimento e cerco le tracce, gli elementi testuali della trasformazione.
Questi li trovo spesso nelle didascalie, nel linguaggio e nelle
modalità espresse dai personaggi.
In questa tesi volevo occuparmi esclusivamente del
dramma Marionette, che passione!, considerandolo
come capolavoro dello scrittore. Dopo la lettura dei suoi drammi,
questa scelta mi sembrava ovvia: secondo me non tutti i drammi
di Rosso acquistano un valore letterario. Per capire meglio quest'opera
ho fatto alcune ricerche anche sui dettagli biografici dell'autore,
sulle altre opere (drammatiche ed epiche), sull'epoca in cui viveva
e sui movimenti che caratterizzano quest'epoca.
marionette, che passione!
È questa l'opera che fece acquisire la fama
a Rosso di San Secondo drammaturgo, giungendo trionfalmente al
successo nel 1918 con questo suo capolavoro.
La commedia fu pubblicata la prima volta dall'Editore
Treves di Milano, nel 1918. Il 26 novembre 1918 ebbe luogo la prima
rappresentazione romana al 'Teatro Argentina'. Dal titolo (Marionette,
che passione!) derivano i temi fondamentali del dramma: il tema
della spersonalizzazione - collegato al concetto della morte -,
e il tema dell'amore - passione, che funziona come se fosse un 'filo'
che fa muovere i protagonisti. La passione per Rosso è una
forza trascendente, un destino onnipotente e crudele. Domina gli
esseri e li governa a proprio piacimento. La vicenda delle Marionette
che passione ! si svolge tutta in misura perfettamente aristotelica,
come se fosse un dramma 'classico'. Rosso vuole rompere la struttura
del teatro tradizionale: il copione è un libro da leggere,
prima ancora di essere un testo da rappresentare. Le didascalie
acquistano un valore fondamentale per l'intendimento dell'opera.
Sono pagine di intensa poesia, la quale deve riflettersi necessariamente
in tutto lo svolgimento dell'azione drammatica. Troviamo addirittura
descrizioni lunghe e articolate, anche in senso retorico, che fanno
da introduzione alle commedie o ne spezzano la trama recitata.
La forma di un nuovo teatro, Rosso l'ha trovato nel
teatro lirico: mescolando gli elementi della poesia con gli aspetti
drammatici. I monologhi dei personaggi sono spesso patetici. Le
strutture delle frasi, l'ordine diverso delle parole dal solito,
le frasi incomplete rendono il testo poetico: più vicino
alla poesia che ad un discorso.
il preludio
Leggendo il Preludio di Marionette, che passione! ci
vengono in mente alcune domande: fa parte integrante della commedia
e si può anche recitarla, o è destinato al solo lettore
e non anche allo spettatore? È giusto usare il termine 'preludio'
(discorso di un introduzione e di preparazione) o meglio il termine
prologo (scena costituita da un monologo introduttivo di un opera
teatrale) in questo caso? Oppure tutto il Preludio non è altro
che una novella con una struttura intera, messa davanti al dramma,
perché in qualche modo vi assomiglia? Fino alla metà il Preludio ripete
quasi alla lettera una precedente versione, d'un racconto di Ponentino ,
il cui titolo Acquerugola preannunciava il motivo dell' uggiosa
pioggerellina che scandisce il ritmo di Marionette, che
passione! . Il distacco fra i due testi avviene quando l'io
narrante in entrambi si fa esplicito: «[...] avendo anch'io
lo spirito sbattuto d'un vagabondo [...]»
È possibile anche che il Preludio sia
solo un lungo brano che deve servire agli attori per cogliere l'intensità del
clima disperato che circonda le cose e le permea di sé. «Qualcosa
di questa atmosfera disfatta entra poi anche nel tessuto drammatico,
quando i personaggi si palleggiano battute in cui non contano tanto
i riferimenti ai fatti accaduti in precedenza, ma le confessioni
di un male di vivere di cui quei fatti sono stati soltanto la casuale
occasione.»
Il Preludio dunque ci prepara l'atmosfera
del dramma. Ma invece di descrivere in qualche parola il tempo
e il luogo dello svolgimento, ne parla in generale: ci presenta «i
lunghi pomeriggi domenicali» che scandiscono l'eternità del
tempo.
L'atmosfera nella quale andranno a muoversi, anzi,
si muovono già i personaggi, varrebbe da sola a chiarire
quel tormento in cui loro «si macerano» fino a dar
luogo ad un sentimento di tragico umorismo nei loro riguardi. (Come
si preannunzia in Avvertenza). In Preludio si narrerà della
loro pena e ne sarà individuata la radice nella «eterna
febbre della carne che aizza e morde.» Il tragico umorismo
dovrebbe nascere dall'incapacità dei personaggi a liberarsi
dalla febbre e dai morsi della passione, divenendone succubi e
marionette: da qui il loro muoversi alla ricerca di un impensabile
equilibrio, di una «impossibile santità».
Dunque l'atmosfera alla fine altro non è che
la proiezione del loro stato d'animo e il Preludio si
carica così in primo luogo, di una sorta di ambientazione
nella quale possono vagare i personaggi con le loro pene. Tutto
concorre a suscitare un senso di languore e di morte (e questa
morte sarà continuamente presente nelle parole dei personaggi,
nei loro silenzi densi e sottintesi, nei colori dei vestiti dei
due protagonisti maschili: il nero e il grigio):
- i toni cupi e tristi («cielo grigio desolato
sullo squallore della città»);
- la penombra nella quale è sprofondata la
grande sala («In fondo, s'indovina, più che non si
veda, la porta d'entrata.»);
- il silenzio glaciale, il torpore snervante, che
regnano nel locale («Silenzio e sonnolenza [...]. All'alzarsi
della tela, la Guardia sonnecchia alla tavola, tratto, tratto [...]
si riscuote; ma torna ad appisolarsi.»);
- le parole balbettate dai protagonisti nella semioscurità («L'intero
atto sarà recitato a bassa voce...»).
Dunque Il Preludio fa parte integrante
del dramma, perché prepara tutti i temi (tematica della
solitudine, della morte, della noia, della categorie umane), l'atmosfera
e il tono degli atti, ma assomiglia anche ai prologhi rinascimentali,
in cui l'intreccio viene raccontato in qualche riga, e c'è anche
l'opinione privata dello scrittore.
marionette
Al centro del dramma abbiamo un triangolo: due uomini
e una donna - il Signore in grigio , il Signore
a lutto , e la Signora dalla volpe azzurra . Ma se
vogliamo abbiamo anche il polo quarto: la Cantante . E
se questo fosse un dramma tipico borghese, loro potrebbero essere
due coppie: il Signore a lutto - la Signora dalla volpe
azzurra e il Signore in grigio - la Cantante .
Possiamo trovare anche riferimenti adatti a questa teoria: pensiamo
al tentativo del Signore a lutto nel primo atto, per
convincere la Signora dalla volpe azzurra di vivere insieme.
Ma i rapporti così tradizionali di donna - uomo
in questo dramma non esistono, sembrano soltanto esistere, è solo
una forma, una possibilità di gioco dei ruoli. Così non
ci sono né eroi, né antagonisti, e l' intrigo non
ha nessun importanza.
Tra i tre protagonisti c'è una stretta correlazione.
La Signora dalla volpe azzurra e il Signore a lutto sono
soltanto delle diffrazioni del Signore in grigio , che
non fanno che rispecchiare due situazioni in ogni punto identiche
a quelle che egli ha conosciuto prima di loro. Sono solo tre immagini
complementari, tre riflessi di un' unico personaggio. Condividono
lo stesso dolore, la stessa sorte, lo stesso 'filone': la Passione.
Ci rappresentano tre tipi di comportamento in cui
la passione può essere agita. Tutti e tre hanno nostalgia
di una perduta felicità, ossia della condizione precedente
alla rottura del rapporto. Tutti e tre aspettano qualcosa. Che
cosa? Forse il compagno precedente (chi arriva alla fine portando
via la Signora dalla volpe azzurra ), forse uno nuovo,
forse la Morte.
Ma quali potrebbero essere i motivi di questa 'disumanizzazione'
o 'alienazione' che caratterizzano i protagonisti di Marionette,
che passione ? Una delle origini di questo punto di vista
la possiamo trovare sicuramente nell'atmosfera dell'epoca ossia
nel periodo della prima guerra mondiale: sia nella situazione politica
e sociale sia negli indirizzi letterari e nei nuovi fenomeni dell'arte
e della filosofia.
Gli effetti della guerra sulla società e sul
modo di pensare sono già stati analizzati. La società del
dopoguerra, non essendo più sicura di sé, cercava
di esprimersi in qualche modo, diverso da prima, e quest'atmosfera
era favorevole alla nascita di tanti nuovi indirizzi e stili sia
letterari sia d'arti figurative.
La vita individuale e collettiva, svuotandosi di
contenuti autentici, personali e universali e diventando sempre
più 'spettacolo' per la società, trova nel teatro
la struttura rappresentativa ideale. Perché proprio in teatro?
Perché il teatro offriva l'essenza spirituale dell'uomo
fattasi gesto e battuta.
L'automatismo, la meccanicità, sono sintomi
d'una malattia universale; tuttavia il teatro sansecondiano distingue
quelli che si adattano al proprio stato e non s'accorgono mai d'esser 'malati',
da quelli che si adattano alla meccanicità come disumanizzazione,
e «magari l'esasperano nello sforzo stesso di liberarsene
(organismi d'elettrica sensibilità). Sui secondi s'apre
il sipario, s'appunta il riflettore sansecondiano.»
Forse le altre opere di Rosso di san Secondo non
sono dello stesso valore di Marionette, che passione! Ma
le problematiche presenti nel dramma - la disumanizzazione, le
difficoltà dei rapporti umani, i vuoti dialoghi, e i problemi
della grande città, l'accelerazione del mondo - sono attuali
anche oggi, più che mai, anzi possiamo dire che ormai questi
argomenti quasi quasi sono diventati luoghi comuni, fonti di varie
opere d'arte. E il testo del dramma è ancora capace di suscitare
un interesse e forse anche un successo presso gli spettatori di
oggi.
nota bibliografica
Testi narrativi
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Virgilio Gracchi, maestro d'armi di prima classe (novella),
in « Nuova Antologia » , 1 agosto 1917.
La morsa (romanzo), Milano, Treves,1918.
La mia esistenza d' acquario (romanzo), Roma, Carra e
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Il commemoro Loletta (novelle), Milano, Treves,1919.
Palamede, Remigia ed io (novelle), Milano, Treves, 1920.
Le donne senza amore (romanzo), Roma, Carra e C., 1920.
Il Bene e il Male (novelle), Milano, Vitagliano, 1920.
La festa delle rose (romanzo), Milano, Treves, 1920.
Zagrú (romanzo), pubblicato a puntate in "La
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Il minuetto dell'anima nostra (romanzo), Milano, Treves,
1922.
Ho sognato il vero Dio - Viaggio in Paradiso (novelle),
Milano, Mondadori, 1922.
La donna che può capire, capisca (romanzo), Milano,
Treves, 1923.
La frange della nostalgia (novelle), Milano, Treves,
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Il sapore dell'avventura (episodio di viaggio), in "Almanacco
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C'era il diavolo o non c'era il diavolo? (novelle),
Milano, Treves, 1929.
Luce del nostro cuore (novelle), Milano, Bompiani, 1932.
Il gatto bianco (novelle), lanciano, Carabba, 1935.
Il torrente (novella), in "Letteratura originale",Settembre
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Lo sdobbiamento di Matteo Derbini (romanzo), in "Il
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Il cielo sulle colline (novelle), Torino, Paravia, 1941.
Viaggio con Polifemo (novelle), Firenze, Vallecchi,
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Concerto nuziale (romanzo), in "Il romanzo mensile",
Milano, 1941.
La signorina senza milioni (romanzo), in "Il romanzo
mensile", Milano, 1942.
Ignazio Trappa, maestro di cuoio e di suolame (romanzo),
Milano, Garzanti, 1943.
L'albergo delle genzianelle (romanzo), in "Il romanzo
mensile", Milano, 1943.
La contessina Elsa (romanzo), in "Il romanzo mensile",
Milano, 1943.
Sogno d'amore (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano,
1944.
Riva del vin (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano,
1944.
Il folle amore (romanzo), in "Il romanzo mensile", Milano,
1944.
Incontri di uomini e di angeli 8 romanzo), Milano, Garzanti,
1946.
Banda municipale (novelle), Caltanisetta - Roma, Sciascia,
1954.
Moglie per monumenti (novelle) e il sapore dell'avventura, Milano,
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La prima stella (Antologia a cura di M. Camilucci), Milano,
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Testi teatrali
Teatro (Antologia in tre volumi, a cura di Luigi Ferrante),
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Il nuovo teatro (Atti unici), Garzanti Editore, Milano,
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Appunti e prove per un teatro mediterraneo, in "Idea
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settembre, 1923.
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Milano, Treves, 1931.
Teatro mediterraneo , in "Gazzetta delle arti", Roma,
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bibliografia
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Roma, 1969.
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1986.
Pier Maria Rosso di San Secondo nella cultura italiana del '900.
I-II. (A cura del Servizio Attività Culturali dell'
Istituto della Enciclopedia Italiana),Firenze, 1990.
In cui:
Giorgio Pullini: Rosso di San Secondo e la civiltà letteraria
del Novecento
Paolo Puppa: Momenti magici e onorici nel teatro di Rosso
Anna Barsotti: Rosso e l'avanguardia: l'uomo e il suo pupo
Giovanni Calendoli: La formazione culturale di Rosso di San Secondo
Carmelo Musumarra: Realtà e fantasia nel teatro di Rosso
di San Secondo
Federico Doglio: A proposito d'alcune 'prime' storiche di Rosso
di San Secondo
Sebastiano Addamo: Motivi irrazionalisti e situazione dell'uomo
nel teatro di Rosso di San Secondo
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