Leggendo le opere di Luigi Pirandello raramente si
ride, spesso capita di sorridere. Si tratta di un riso suscitato
da situazioni paradossali oppure sgangherate, tristemente realistiche
o surreali. Occuparsi dei fantasmi, degli spiriti nell'opera di
Pirandello è uno di quei percorsi che può, sotto
certi punti di vista, anche dilettare. Non si può fare a
meno di sorridere leggendo, nella novella Il corvo di Mìzzaro, le
avventure del povero Cichè, indotto a rafforzare la sua
convinzione riguardo l'esistenza degli spiriti perché, quotidianamente,
sente il suono di una campanellina, del quale non riesce a individuare
la fonte, e constata la sparizione del proprio pranzo; oppure si
pensi al vecchio benestante don Diego Alcozèr, nel romanzo Il
turno, addirittura terrorizzato dagli spiriti delle sue mogli
defunte. Si consideri poi, nella novella La casa del Granella,
la reazione dell'avvocato Zummo dopo la visita della famiglia Piccirilli
o la situazione del povero Granella che, a causa di strani e inquietanti
rumori, esce spaventato dalla propria casa con i capelli "ritti" sulla
fronte e i pantaloni sbottonati perché, a causa della fretta
di andarsene, non aveva fatto in tempo a sistemarsi... e pensare
che era andato a dormire lì per provare a tutti che la sua
casa non era infestata dagli spiriti!
Lo sfortunato Carlo Noccia de Lo spirito maligno si
sente angariato da uno spirito malefico sempre pronto a nuocergli:
lo arresteranno con la convinzione che "Non sarebbe stato serio
prestar fede alla persecuzione di un certo spirito maligno di cui
[...] farneticava." 1
Nella novella Il vitalizio, il vecchio
Maràbito, dopo aver deciso, con le lacrime agli occhi, di
dare la sua roba per un vitalizio di due lire al giorno
a don Michelangelo Scinè, detto il Maltese, si ritira a
vivere in città, dicendo al nuovo padrone di "star sicuro
che dei suoi belli denari" 2 non
ne avrebbe sciupati molti perché sarebbe morto presto. In
paese nasce, così, una schermaglia tra coloro che pensano
al buon affare sottoscritto dallo Scinè e quelli che augurano
lunga vita a Maràbito.
Quando Maràbito si ammala di polmonite 3 la 'gna Croce
va a chiamare la " Malanotte, ch' era una vecchia strega,
famosa per levare il malocchio: nera come la pece, con certi occhi
da lupa e una bocca enorme, da cui usciva una vociaccia roca maschile." 4 La
Malanotte "non volle udir nulla da le vicine: sapeva tutto. / -
Me l'hanno detto, - affermò misteriosamente, senza spiegare chi glielo
avesse detto: ma certo gli Spiriti, con cui essa conversava la
notte." 5 Dopo l' "opera di
magia" della strega, nessuno "poté levare dal capo alle
vicine" 6 che la guarigione
del vecchio fosse un vero miracolo.
Che dire della spassosissima presentazione che, nel Fu
Mattia Pascal, Pirandello ci offre del Signor Anselmo Paleari?
Nel momento in cui si apre la porta della casa in via Ripetta
appare "un vecchio su i sessant'anni [...] in mutande di tela,
coi piedi scalzi entro un pajo di ciabatte rocciose, nudo il
torso roseo, ciccioso, senza un pelo, le mani insaponate e un
fervido turbante di spuma in capo." Un paio di pagine dopo si
legge che il Paleari "aveva pure, come di spuma, il cervello" 7;
questo poco prima di svelare che l'eccentrico ospite era ascritto
alla scuola teosofica e che negli ultimi tempi si era dato agli
esperimenti spiritici...
Per l'evocazione di Madama Pace nei Sei personaggi
in cerca d'autore, è ravvisabile un utilizzo della
fenomenologia spiritica: il Padre, infatti, invita ad appendere
a un attaccapanni dei cappellini e un mantello affinché, "attratta
dagli oggetti stessi del suo commercio", si presenti la "megera
d'enorme grassezza" 8.
Certo, occuparsi delle presenze arcane nell'opera
di Pirandello diventa impresa ardua quando volgendo lo sguardo
all'intero corpus delle sue opere, dalle novelle agli
scritti teorici, si giunge a constatare che l'autore siciliano
fu per tutta la vita in costante contatto con esseri provenienti
da un'altra dimensione: spiriti paurosi, oppure beffardi e buontemponi,
anime del purgatorio che chiedono riscatto, fantasmi di morti ammazzati,
anime o apparenze di defunti che si aggirano ancora nei paraggi
dei cimiteri, diavoli, fate e streghe dell'aria, pensieri e desideri
che assumono consistenza, personaggi che ossessionano l'Autore
e insistono fino a sfinirlo pur di materializzarsi nel mondo dell'arte.
In questa sede si intende fornire solo facili
spunti con il semplice scopo di incuriosire o interessare ad un
argomento che da un lato pare donare al lettore-spettatore pause
e respiri ariosi, dall'altro induce sicuramente, come spesso accade
nell'opera pirandelliana, all'autoanalisi e alla riflessione 9.
Alla porta della creatività di Pirandello
hanno bussato anche presenze che facevano capolino dalla lontana
memoria della sua infanzia, soprattutto dai racconti di Maria Stella,
l'anziana servente della famiglia: presenze magiche, come quella
dell'Angelo Centuno, e a volte paurose, come quella delle " Donne ".
L'Angelo Centuno, la cui storia viene raccontata
dalla vecchia Gesa nella novella Lo storno e l'Angelo Centuno e
dalla Sgricia nei Giganti della montagna, aveva in custodia
cento anime del purgatorio e le guidava ogni notte a sante imprese.
Era oggetto di una particolare devozione da parte del popolo.
Le " Donne ", che fanno avvertire la loro
presenza nella novella Il figlio cambiato, nella Favola
del figlio cambiato e vengono evocate nei Giganti della
montagna, sono presenze soprannaturali, benefiche o malefiche,
della tradizione popolare siciliana e hanno un particolare rapporto
di amore e odio, simpatia e antipatia con i bambini. Pirandello
stesso, in una delle lettere a Marta Abba, spiega: «C'è in
tutta l'Italia meridionale la credenza popolare che le notti d'inverno,
le notti di vento e senza luna, vadano per l'aria le streghe, certe
streghe dette "Le Donne", che si introducono nelle case per la
gola dei camini e per gli abbaini [...]» 10.
Il fatto è che Pirandello ha spesso giocato
a nascondino con gli spiriti e con le loro manifestazioni: talora
riuscendo a mascherarsi dietro i travestimenti del beffardo e dell'ironico,
altre volte giungendo a discutere animatamente con esseri provenienti
da altre dimensioni che si presentavano come "personaggi".
Così, nella novella intitolata Personaggi,11
alla porta dello studio dell'autore bussano dei personaggi che
si comportano proprio come avevano fatto i clienti dell'avvocato
Zummo e, ricordiamolo, tra gli assistiti dell'intraprendente avvocato,
c'erano anche degli... spiriti 12.
Il primo incontro dell'autore siciliano con quelli
che sarebbero stati i fantasmi di tutta una vita è sicuramente
da collocarsi nella stagione dell'infanzia, quando, bambino, si
addormentava impaurito ascoltando o ricordando i racconti, appartenenti
al folklore siciliano, di Maria Stella, l'anziana servente della
famiglia che lo sapeva incantare e impaurire con canti, favole,
filastrocche magiche, storie di incantesimi, magie o sortilegi
realmente verificatisi 13.
La familiarità con esseri provenienti da altre
dimensioni è dovuta anche al fatto che Pirandello, dal canto
suo, era dotato di una speciale curiosità e di una chiara
disposizione a interessarsi dei fenomeni culturali del tempo. Tra
la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento, il clima culturale
era caratterizzato da un particolare interesse per l'occulto, specialmente
da una certa diffusione dello spiritismo e della teosofia.
Sempre più vivo, infatti, era nell'uomo il
desiderio di frenare l'invadente pragmatismo materialistico e di
reagire di fronte alla grande avanzata della scienza che, rivelandosi
impotente di fronte alle importanti e urgenti domande dell'umanità,
aveva denunciato la propria sconfitta.
Il dottor Scoto confessa: "Un'illusione ci è assolutamente
necessaria; e la scienza, Lei lo sa bene, non ce la può dare.
Così ho letto anch'io qualche libro di teosofia. Ne ho riso,
creda. [...] Pure, guardi: in questo libro ho trovato un passo curiosissimo,
una certa idea che mi pare abbia un qualche fondamento di verità e
possa interessarla moltissimo ." 14
Nonostante l'opposizione da parte dell'ortodossia
e di molti settori della scienza, si era diffusa una sorta di epidemia
che aveva coinvolto tutti gli ambienti culturali e sociali. La
pratica spiritica era diventata moda esotica, pratica mondana e,
come spiega l'avvocato Deodati nella novella Visitare gl'infermi, " nuova
sollecitudine intellettuale " 15.
Il mondo della letteratura aveva alle proprie spalle
una tradizione millenaria di interessi per l'occultismo e la produzione
letteraria coeva di tipo creativo e saggistico accolse subito gli
stimoli forniti dalla fenomenologia spiritica. Vi furono autori
che riconobbero rapporti con il segreto in qualsiasi operazione
artistica: W.B. Yeats, R. M. Rilke, V. Hugo, J.-A. Rimbaud, W.
Benjamin e molti altri. Alcuni scrittori parteciparono a vario
titolo a pratiche di tipo spiritico a scopo sperimentale o con
intenti apologetici.
Pirandello ha condiviso l'interesse per l'occulto
di Capuana e di tanti altri personaggi illustri del tempo; la sua
conoscenza delle dottrine teosofica e spiritica, anche negli elementi
che le distinguono, è testimoniata da molti dei suoi scritti:
si ricordino, solo per citare alcuni tra gli esempi più noti, Un
fantasma, articolo uscito nella "Gazzetta del Popolo" del
24 dicembre 1905,16 oppure
i libri di teosofia presenti nella biblioteca e la seduta
spiritica in casa del signor Paleari ma anche lo stato di sospensione
di Adriano Meis "Forestiere della vita" 17.
Nei Giganti della montagna l'apparizione delle Due Vicine
popolane avviene grazie all'utilizzo della fenomenologia spiritica:
la recita da parte di Ilse di alcuni versi della Favola
del figlio cambiato ha facoltà di evocazione, attrae
i due personaggi che si materializzano, vivi, ai lati della Contessa 18.
Secondo la teosofia l'uomo può realizzare
il suo destino di perfezione grazie a un complesso sistema di esistenze
e reincarnazioni ed eventualmente potrà sollevarsi fino
al quinto piano dell'intelligenza pura. Solo eccezionalmente raggiungerà lo
stato di equilibrio e beatitudine del Logos superiore. Applicando
alla monade umana la scala evolutiva dei primi cinque piani si
hanno: il piano fisico, il piano astrale, il piano mentale, il
piano buddhico e il piano atmico. A voler ben vedere, il mondo
in cui, nei Giganti della montagna, vivono gli scalognati "al
limite, fra la favola e la realtà",19
in una sorta di sospensione ontologica, potrebbe essere assimilato
al piano astrale 20.
In base alla constatazione che secondo la dottrina
teosofica solo le anime di coloro che si trovano nei piani inferiori
comunicano con i vivi o si manifestano nelle sedute spiritiche
e che nella regione di Kâmaloca si trovano i resti di coloro
che, privi di coscienza morale, in vita non andarono oltre la percezione
di tipo istintivo e incosciente e mancano di qualsiasi possibilità di
redenzione, anche Madama Pace può essere considerata una
larva astrale. Evocata magneticamente dalla scena del salotto,
si materializza, come si è detto precedentemente, con modalità che
sono riconducibili anche alla fenomenologia spiritica. Il suo aspetto
e la sua parlata "affatto inintelligibile" 21 attirano
immediatamente la nostra attenzione e... gli attori e il capocomico,
dopo essere schizzati via urlando spaventati, risalgono titubanti
sul palcoscenico.
L'eco di suggestioni teosofiche è ravvisabile
anche nella novella La tragedia d'un personaggio ove
si narrano le vicissitudini di in personaggio, il filosofo e saggista
Fileno, che, contrariato e offeso dal modo in cui era stato trattato
nell'opera di uno scrittore "tutto inteso ad annodare artificiosamente
una delle trame più solite",22
aveva deciso di presentarsi a un nuovo autore: tale possibilità era
stata presa in considerazione da due tra i maggiori teosofi dell'epoca,
C. W. Leadbeater e Annie Besant in Thought-Forms, un
saggio pubblicato nel 1901 23.
In esso si afferma che le immagini mentali sono così pienamente "obiettive" che
autori diversi, da colui che diede loro originariamente la vita,
le possono raccogliere, riordinare, riadattare 24.
Il "mito dell'Arte" I giganti della montagna,
che ha occupato la mente di Pirandello fino agli ultimi momenti
della sua vita, è opera pervasa di spiriti, magie, evocazioni,
fenomeni inspiegabili: in essa si ravvisa un utilizzo di tutti
i motivi magici e irreali presenti negli scritti anteriori.
Nella villa detta "La Scalogna" ci si imbatte in
presenze arcane, già incontrate in altri scritti: le " Donne ",
evocate, in un'atmosfera da seduta spiritica, grazie alla recita
di alcuni versi della Favola del figlio cambiato, e l'Angelo
Centuno, che compare, praticamente primo tra i prodigi e preceduto
solo dall'animarsi dei "fantocci", all'interno dell' "arsenale
delle apparizioni".
Nei Giganti della montagna i riferimenti
al sogno, ad esempio, sono molteplici; nella villa, spiega Cotrone,
avviene nella veglia ciò che di solito accade nei sogni:
entra l'invisibile, vaporano i fantasmi 25;
all'interno dell' "arsenale delle apparizioni", Cromo scopre che
i corpi dei presenti sono rimasti nelle camere e spiega: "Stiamo
sognando! Avete capito? Siamo noi stessi, ma in sogno, fuori del nostro
corpo che dorme di là!" 26
Secondo la dottrina teosofica, durante il sonno,
il corpo astrale si separa spontaneamente da quello fisico ed ha
quelle esperienze che si chiamano sogni. Le sensazioni conseguenti
ai sogni dipendono dal fatto che ciò che è stato
vissuto nella dimensione onirica, benché inconscio, è vero.
In questo sistema sono possibili esperienze come
quella vissuta dalla protagonista de La realtà del sogno (1914)
che, dopo aver sognato di tradire il marito, sentendosi toccata
dall' 'amante' del sogno, è dominata dalle sensazioni provate
durante il sonno e si aggrappa istintivamente a lui. Singolare è anche
quanto accade all'inquilino protagonista di Effetti d'un sogno
interrotto (1936) che a causa di un sogno, appunto, interrotto
da una zuffa di gatti, vede un quadro animarsi.
L'indagine all'interno dei Giganti della montagna potrebbe
proseguire ancora, per esempio, alla ricerca dei riferimenti alla
chiaroveggenza, a quello stato peculiare grazie al quale i bambini
credono ai miracoli...
La pur veloce ed essenziale esemplificazione fin
qui condotta, è comunque sufficiente per porre in rilievo,
da un lato, la costante presenza nella produzione pirandelliana
di elementi che fanno riferimento al magico e all'irreale e il
reiterarsi di essi in opere anche lontane nel tempo o appartenenti
a periodi diversi nell'ambito dell'evoluzione dell'estetica dell'autore
siciliano, dall'altro, il loro utilizzo strumentale in scritti
che affrontano l'esame e la spiegazione di questioni basilari del
mondo e del modo creativo.
Volutamente il rapido excursus qui operato
tra i lavori di Pirandello ha inteso segnare un percorso che si
snodasse da scritti in cui gli elementi magici sono di natura essenzialmente
folklorica ad opere in cui, insieme al riutilizzo di quei
medesimi componenti in un contesto generale diverso, accanto a
considerazioni di tipo teorico-estetico, fossero rilevabili suggestioni
teosofiche e spiritiche provenienti direttamente dalle discussioni
culturali del tempo.
I fantasmi dell'autore siciliano, le presenze che
animano la sua arte, non sono ectoplasmi di defunti o spiriti che
se la spassano "a picchiar sui tavolini, a suonar campanelli, a
grattar chitarre" 27; non
si tratta di considerare se Pirandello abbia o meno creduto nei
principi di spiritismo o teosofia ma di constatare che, se il clima
culturale del tempo ha sollecitato quella componente esoterica
e misteriosofica che risale al sostrato mediterraneo-siciliano
e alla preistoria personale dell'Autore, Pirandello stesso ha coniugato
queste due componenti facendole diventare sussidi congeniali al
confronto con diversi codici narrativi, alla riflessione sui soggetti
e sulle tecniche del narrare, sulla genesi e la natura dei personaggi,
sulla relazione tra arte e realtà e sul rapporto realtà -
finzione.
1 NA, II, 1, p.179. [Per le
opere di Pirandello si fa, in questa sede, riferimento alle edizioni
Mondadori e soprattutto alla collana "I Meridiani". Le opere pirandelliane
verranno citate in nota utilizzando le seguenti abbreviazioni:
TT = Tutto il teatro, 10 voll., Milano, Mondadori, 1942-44;
SPSV = Saggi, poesie, scritti varii, a cura di M. Lo
Vecchio Musti, II edizione, Milano, Mondadori, 1965; TR = Tutti
i romanzi, "I Meridiani", a cura di G. Macchia (con la collaborazione
di M. Costanzo), 2 voll., Milano, Mondadori, 1973; NA = Novelle
per un anno, "I Meridiani", a cura di M. Costanzo,
Introduzione di G. Macchia, 3 voll., Milano, Mondadori, 1985-1990;
MN = Maschere Nude, "I Meridiani", a cura di A. D'Amico,
Premessa di G. Macchia, 2 voll., Milano, Mondadori, 1986-1993.]
2 NA, II, 2, p. 848.
3 "- Polmonite? Levatevi!
Che medico e medico! Questo è tutto malocchio! Lasciate
fare a me!", disse la ' gna Croce, "E con l'ajuto della
z'a Gàpita e della ' gna Carminilla si mise a
parare il letto [...] appendendogli intorno ogni sorta di scongiuri:
sferre di cavallo, corna di capro, sacchetti scarlatti pieni di
sale." NA, II, 2, p. 859. Il corsivo è nel testo.
4 Ivi, p. 860. Il corsivo è nel
testo.
5 Ivi, p.1359 (il passo è tratto
dal testo della prima pubblicazione della novella). Il corsivo è nel
testo.
6 Ivi, p. 861.
7 Si veda il cap. X, Acquasantiera
e portacenere, pp. 431, 435-436.
8 MN, II, p. 717.
9 Nella poetica umoristica,
la riflessione è un "demonietto che smonta il congegno dell'immagine,
del fantoccio messo su dal sentimento; lo smonta per veder come è fatto".
SPSV, Un critico fantastico, p. 373.
10 Pirandello L., Lettere
a Marta Abba, "I Meridiani", a cura di B. Ortolani, Milano,
Mondadori, 1995, pp. 429-430 (lettera del 30 aprile 1930).
11 La novella del 1906 contiene
l'esordio dello schema dell'autore che dà udienza ai personaggi.
12 "Io faccio l'avvocato.
Ma ecco qua: l'anima immortale, i signori spiriti che fanno? Vengono
a bussare alla porta del mio studio". NA, I, 1, p. 320.
13 Racconta lo stesso Pirandello: "... mi
ricordo da bimbo, a Girgenti, di essere stato portato in una casa
a vedere un fatto strano. Un bambino in fasce che dormiva nella
stanza coi genitori, era stato trovato all'alba in cucina... tutti
dicevano ed erano convinti che fossero state le Donne ...". Giudice
G., Pirandello, Torino, UTET, 1963, p. 23. Il corsivo è nel
testo.
14Personaggi, NA,
III, 2, p. 1477. Subito dopo il dottor Scoto si cimenterà nella
traduzione-parafrasi di un brano tratto da The Astral Plane (1897)
di C. W. Leadbeater, uno dei più famosi teosofi dell'epoca.
15 Cfr. Visitare gl'infermi,
NA, II, 1, p. 726. Il corsivo è nel testo. Si legga, nelle
stesse pagine, lo scambio di opinioni riguardo "alcuni strani fenomeni
spiritici".
16 L'articolo si trova ora
in Zappulla Muscarà S., Pirandello in guanti gialli, Caltanissetta-Roma,
Sciascia, 1983, pp. 203-205.
17TR, I, p. 422. Alla base
della dottrina teosofica c'è un complesso sistema di esistenze
e reincarnazioni grazie al quale l'uomo può realizzare il
suo destino di perfezione. La morte è solo un cambiamento
di condizione, paragonabile al cambiar veste, in una vita senza
fine, che apre le porte ad un'esistenza più completa (infra).
18 Cfr. TT, X, pp. 479-481.
19 Ivi, p. 391.
20 L'io personale, dopo aver
lasciato deperire i primi involucri materiali, si trova nella zona
astrale per depurarsi dei residui dell'esperienza sensoria e affettiva.
Il mondo astrale è quindi paragonabile a una sorta di limbo-purgatorio
stratificato a seconda del grado di evoluzione o maturazione morale
e intellettuale dei suoi abitanti.
La separazione tra corpo fisico e corpo astrale avviene con la
morte.
21 MN, II, p. 718.
22 NA,I, p.219.
23 L'edizione francese Les
Formes-Pensées è del 1905. L'ipotesi di lettura
di quest'opera da parte di Pirandello appartiene a Macchia G., Pirandello
o la stanza della tortura, Mondadori, 1981, pp. 54 sgg.
24 Cfr. Les Formes-Pensées par
A. Besant et Ch. W . Leadbeater, traduit de l'Anglais par J. L.
S., «Publications Théosophiques», Paris, 1905,
pp.35-36.
25 Cfr. TT, X, p. 436, seconda
parte.
26 Ivi, pp. 468-473, terza
parte.
27 Pirandello L., Un
fantasma, in Zappulla Muscarà S., Pirandello
in guanti gialli, op. cit., p. 205.
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