Articoli Chi siamo Autori Mappa del sito
Insegnanet logo   Navigazione: Articoli-Chi siamo-Autori-Mappa del sito 
(Can use it even if pictures not loaded!)

 Insegnanet > Articoli > Noi veri delinquenti

 
 
Invece di una lettura online, vi consigliamo di scaricare la versione da stampare:

>
> rtf: 4K / 2 p.
> doc: 8K / 2 p.
 
 
 
 
 
 
 
 
    FRIED Ilona
.: Noi veri delinquenti
Recensione sul libro di Silvia Contarini
Fazi Editore, Roma 2005
 
Un romanzo generazionale, probabilmente di stampo autobiografico, memoria di una cinquantenne, ventenne negli anni '70, un periodo importante della storia recente italiana, della contestazione giovanile, del femminismo. Gioventù vissuta intensamente, vie che poi divergeranno, poche si incroceranno. L'io narrante, donna inserita nella società attuale, con una carriera alle spalle, va alla ricerca dei tempi perduti, di legami fra presente e passato, spinta da una strana lettera di un vecchio amico, Gimmi, operaio-sindacalista negli anni '70, anch'egli ormai cinquantenne, il quele scrive di essersi trasferito a Londra e di lavorare come lavapiatti in un ristorantino alternativo.

Sfogliando i giornali del 1977, la ricerca parte con il ritrovamento di una vecchia foto di "gruppo", in cui la narratrice si riconosce, tornando a identificare volti e vicende. Gli anni "di piombo", gli scontri: attraverso i personaggi, la rivisitazione di una società bloccata, immersa nella violenza da una parte, dall'altra ricca di personaggi sepolti in un benessere borghese, gente affermata, poco incline al ricordo.

Gli episodi narrati sono a volte tristi, altre volte comici o bizzarri, momenti fuggevoli, facce lontane che compaiono per un attimo, come in una galleria di ritratti. Rimarrà certamente impressa al lettore la pistola nascosta da Enzo, amico della narratrice, che le subaffitta la casa. In momenti per niente divertenti la narratrice scopre di avere una pistola in sgabuzzino: la pistola però, con suo grande stupore si rivela essere di plastica, un giocattolo. Sono vere però le morti, i suicidi, i morti ammazzati dalla polizia, i giovani perduti per sempre, l'autolesionismo di Vittorio, la comunità per i drogati, da dove la protagonista, insieme a una collega avvocatessa fa fuggire una ragazza resa schiava, ma che risulterà quasi impossibile da salvare. Momenti memorabili, descritti con tono forte nella sua semplicità, resi molto verosimili grazie ai pochi ma concreti particolari.

Più di venticinque anni dopo gli avvenimenti, la protagonista sembra alla ricerca di un consuntivo finale, dopo aver ormai superato quelle esperienze.

La rievocazione non è mai storica, è fatta di allusioni: la "microstoria" della sfera privata, delle amicizie, degli amori, le esperienze sessuali, le esperienze con l'alcool, con la droga, le lotte, il ricordo della paura della polizia, una polizia brutale. Appartamenti studenteschi, cameratismo, solidarietà fugaci. Incontri e gesti spontanei, viaggi concreti e metaforici, personaggi che si perdono in paradisi artificiali, altri che sopravvivono. Sangue, violenza, e nello sfondo un'Italia allo sfascio.

Di chi è la responsabilità per il passato e per il presente? Il riesame, l'autocoscienza, a volte anche ironica, fa dire alla protagonista – come nel titolo del romanzo – "siamo noi i veri delinquenti": "noi", come lei, che si sforza di "vivere nella pace civile e con la pace nell'anima".

Il tutto raccontato in un tono personale, molto pacato, e ricco di descrizioni, o a volte, infuocato dalla rivisitazione. Il discorso indiretto libero fa trovare il lettore (che lo leggerà con interesse sia che non abbia avuto esperienza di quegli anni, di quell'atmosfera e sia che li abbia condivisi con l'autrice) di fronte a un momento ormai storico, a vite in crisi che stanno cambiando come il Paese a cui appartengono. Gli ultimi fatti di Genova, raccontati invece indirettamente, tramite un'amica della narratrice ancora sotto lo shock degli avvenimenti, proseguono il filo conduttore del passato, un filo che collega anni movimentati passati a Firenze, a Bologna, a Verona, con traslochi continui, amici, amiche che compaiono e scompaiono, una transitorietà che in qualche modo deve finire. Chi diventa brigatista, chi tossicomane, chi brava madre di famiglia, chi uomo affermato. I personaggi sono inseriti nella società attuale, come del resto anche la narratrice che vive a Parigi. L'attualità, le vicende del presente fanno da contrappunto alle incertezze del passato. Un passato intrigante, spesso da incubo. E il risveglio dagli incubi si conclude con un risveglio ancora più sofferto, espresso con uno stile potente: "Si è fatto uno strano silenzio. Si è fatto il vuoto. Non ci sono più né bandiere né teste. Più nessuno. Più nulla. Sono sola, ho sete, ho caldo, soffoco. È stato un incubo. Apri gli occhi, alzati, su, apri gli occhi."