Articoli Chi siamo Autori Mappa del sito
Insegnanet logo   Navigazione: Articoli-Chi siamo-Autori-Mappa del sito 
(Can use it even if pictures not loaded!)

 Insegnanet > Articoli > L'opera di Naldo Naldi

 
 
Invece di una lettura online, vi consigliamo di scaricare la versione da stampare:

> rtf: 20K / 11 p.
> doc: 24K / 11 p.
 
 
 
 
 
 
 
 
    PAJORIN Klára
.: L'opera di Naldo Naldi sulla biblioteca di Mattia Corvino e la biblioteca umanista ideale (settembre 2005)

 

 

Tra le opere letterarie in lode a Mattia Corvino occupa un posto eccellente il panegirico in versi intitolato De laudibus augustae bibliothecae ad Matthiam Corvinum del fiorentino Naldo Naldi (1), che commemorò la biblioteca come una delle opere più insigni del re. Quest'opera viene considerata la fonte principale delle ricerche sulla Biblioteca Corvina. Nel mio articolo vorrei identificare la sua fonte letteraria, confrontandola con la descrizione di Naldi, offrire alcune nuove considerazioni sull'autenticità dell'opera di Naldi, nonché ribadire l'importanza della Biblioteca Corvina.

Naldo Naldi (1436-1513) amico di Marsilio Ficino e membro dell'accademia neoplatonica di Firenze (2) fu incoraggiato da Taddeo Ugoleto parmense, a scrivere un libro sulla biblioteca di Mattia. Ugoleto fu il maestro di Giovanni Corvino, figlio naturale di Mattia Corvino, a Buda dal 1477, e poi divenne direttore della biblioteca reale. Dopo la nomina partì per un viaggio per procurare dei libri per la biblioteca, e la tappa più importante di questo viaggio fu Firenze. (3) Qui incontrò Naldi che si entusiasmò di tutto ciò che sentì sulla biblioteca "augusta".(4) Più tardi, nella dedica della sua opera al re Mattia, Naldi ne scrive così: "Taddaeus Ugolettus ... multa de Te Rege sapientissimo, deque Tua divina virtute, multis audientibus, multis assentientibus, praedicaret; tum ... arsi cupiditate incredibili ...".(5) Naldi menziona che Mattia lo incaricò di emendare i codici scritti a Firenze; (6) la richiesta fu trasmessa probabilmente da Ugoleto. Quest'ultimo si preparava per ritornare a Buda alla fine di gennaio del 1488. Bartolomeo Fonzio scrisse una lettera a Mattia in questo periodo, comunicandogli che tramite Ugoleto avrebbe mandato dei libri per collocare " in ista bibliotheca totius orbis terrarum nobilissima" . (7) Dalla lettera veniamo a sapere che fu Ugoleto a entusiasmare sia lui che gli altri fiorentini per il mecenatismo di Mattia. (8) Pare che Ugoleto abbia convinto tutti gli amici umanisti di Firenze della magnificenza di Mattia, chiedendo a tutti di contribuire a provvedere alla crescita della sua biblioteca. Anche il testo di Naldi testimonia che si trattava di una propaganda di larga misura. Pare che il fatto che i rapporti con Ficino e la sua cerchia diventarono più stretti nonché le spedizioni di libri, siano dovuti a questo viaggio di Ugoleto e alla creazione della Biblioteca Corvina.

L'opera di Naldi nacque tra il 1487 e 1490. (10) Il panegirico è stato analizzato in maniera esauriente in uno studio di Orsolya Karsay. (11) E' costituito di 4 libri ed è preceduta da una lettera dedicatoria scritta in prosa. Il primo libro contiene un elogio al re e alla regina Beatrice d'Aragona, nonché a Giovanni Corvino figlio naturale ed erede di Mattia, seguita poi da una descrizione del palazzo di Buda "degno di Giove".(12) Il 2°, 3° e 4° libro trattavano dell'edificio, dell'arredamento e dei libri della biblioteca. Nella raccolta ci sono esclusivamente opere dell'antichità. All'inizio della presentazione figurano poeti e scrittori greci, poi quelli latini romani, per concludere con i principali padri della chiesa e con degli autori paleocristiani. Sono presenti autori contemporanei solo con traduzioni greche, mentre quelli medioevali sono del tutto assenti. Alla fine del libro possiamo leggere sulla "dimora delle muse", cioè sul giardino del palazzo di Buda e sulla fontana doppia fatta di marmo di Paros e d'argento, e il libro si conclude con l'elogio a Mattia.

Naldi per lodare la famiglia reale adoperò i più conosciuti topoi dei panegirici; le caratteristiche di Mattia "il più saggio" e "il più colto" sono le stesse dei principi dei panegirici antichi.(13) Nell'opera appare curioso il topos del panegirico di Claudianus, il "laudato" termine che lo renderebbe più eccellente del suo illustre padre, se ciò corrisponde alla realtà.(14) Gli studi del re furono le "artes liberales" delle quali s'interessava di più dell'astronomia e delle scienze naturali. Ha eccellenti conoscenze letterarie, ma suo figlio lo supera in questo campo. Il libro c'informa che Giovanni Corvino ebbe una completa istruzione umanistica da Ugoleto, comprese anche eccellenti conoscenze del greco.(15) Di conseguenza lui pareva più adatto perfino di suo padre a possedere una biblioteca contenente anche una raccolta greca. Csaba Csapodi ha dimostrato che uno degli obiettivi della lauda della biblioteca di Naldi era quello di rendere J ános Corvin comproprietario della biblioteca. (16) Com'è noto, Mattia negli ultimi anni della sua vita faceva degli sforzi enormi per assicurare il trono, dopo la sua morte, al figlio naturale invece che a sua moglie Beatrice. Naldi fa elogio non solo a Mattia e a suo figlio ma anche alla regina, Beatrice d'Aragona, anche se dalla sua opera risulta chiaro che ritenesse Já nos Corvin il futuro erede di Mattia,. Anzi, dalle sue parole sembra che J á nos Corvin fosse nato dal matrimonio legale del re. Avendo finito le laude della moglie Beatrice, scrive che da lei gli nacque János Corvin : " Coniugis ingenium postquam quaesivit, et artem / Vt bene cuncta sibi cedant, bene cuncta gerantur. / Coniuge de tali, qualis concessa fuisset / Munere divino, natum sic deinde Ioannem /Erudit in patrias urbes, hominesque regendos" . (17) Conoscendo le discordie intorno all'eredità del trono, il fatto che Naldi non fosse ben informato pare un errore madornale .

Secondo Naldi non esiste biblioteca più eccelsa di quella di Mattia. Parla di altre biblioteche simili solo nell'antichità,(18) ma non in periodi contemporanei. Per presentare la biblioteca tuttavia non aveva bisogno di ricorrere alle sue conoscenze dell'antichità. Possiamo riconoscere il filo conduttore del suo Panegyricus in un libro umanista, nel dialogo di Angelo Camillo Decembrio (intorno al 1415 – dopo il 1467) (19) intitolato Politia litteraria (20). Nella sua opera dedicata al papa Pio II (1464), com'è noto raffigurava la vita culturale, le conversazioni e le discussioni letterarie dell'Accademia di Ferrara di Leonello d'Este. Nel Prologo riteneva importante sottolineare che la sua " politia" non aveva niente a che fare con il polis greco: "non a poli civitate, Graeca derivatione, sed a nostris, hoc est a poliendo seu polite scribendo appellare libet." (21) La politia litteraria significava politezza, erudizione nella letteratura humanista , cioè in quella preferita dagli umanisti, che poneva delle esigenze nuove anche nei confronti della biblioteca. Decembrio dedicò un capitolo a parte nella sua opera al "modus"e all'"ordo" (22) della biblioteca, in cui il primo riguardava la quantità, il numero moderato dei libri, mentre il secondo il luogo della biblioteca, il contenuto e l'aspetto esteriore dei libri, e il modo di tenerli, custodirli.(23)

Come nella descrizione della biblioteca di Decembrio, così anche nell'opera di Naldi prima si legge del luogo, della struttura, della disposizione e della protezione della biblioteca. Secondo Decembrio la biblioteca dev'essere in un luogo nascosto, (24) secondo Naldi nell'interno dell'edificio. (25) Tutt'e due gli autori scrivono che i libri sono protetti dalla polvere da finestre di vetro, le finestre della biblioteca di Buda sono colorate.(26) Decembrio cita Plinius, che parla della biblioteca "ante cubiculum" benché non ritenga questo il luogo ideale per leggere (27). Anche in fondo alla sala della biblioteca di Naldi si trova un letto con una coperta d'oro per il re che leggendo possa riposare.(28) Decembrio differenzia tra biblioteca privata e pubblica. Nella prima, i libri sono custoditi in casse contenenti a loro volta cassette (" armulis") o in armadi, da dove li prendono e rimettono uno a uno, quando si leggono. (29) Nella seconda – come p.es. la biblioteca dei frati – i libri vengono collocati in fila su scaffali - " tanquam cathenatos servos" (30). Sulle pareti della biblioteca di Mattia si trovano degli scaffali divisi in tre parti , ornati da foglie e da pietre preziose, (31) con delle tende di porpora tessuta con fili d'oro che proteggono i libri dalla polvere. Sotto gli scaffali vengono custoditi in casse i codici che non sopra non trovano posto. (32)

Come dimostrano gli esemplari pervenutici, alla Biblioteca Corvina custodivano libri in gran parte di fattura lussuosa. La copiatura perfetta del testo e la bellezza dei libri, cioè dei manoscritti erano criteri fondamentali della biblioteca ideale. Angelo Decembrio ne scrive così, mettendo le parole in bocca a Leonello d'Este: "bibliothecae poliendae non omittenda, ut libri quam pulcherrimi sint, et aptissima librarii manu descripti". (33) I libri di Mattia furono conformi sia al criterio della bellezza, sia a quello del testo perfetto.

  Decembrio scrive anche sulla rilegatura dei libri. Ritiene giusto rivestire i libri in porpora, seta, oro e perle, giudicando che molti vengono stimolati a leggere dalla bellezza dei libri, come anche il cavallo dalla bardatura decorata diventa più veloce. (34) Sappiamo bene che la legatura dei codici corvini fu conforme alle esigenze straordinarie della politia litteraria. Anche se codici con legature decorate con perle ed oro non ci sono pervenuti: furono probabilmente questi i primi che vennero persi dalla biblioteca.

Quanto all'aspetto decorato delle corvine, talvolta incontriamo delle valutazioni secondo cui Mattia, essendo dilettante, anziché del contenuto dei libri, s'interessava più del loro valore materiale. A questo proposito vale la pena di considerare l'affermazione di Armando Petrucci sulla Biblioteca Palatina aragonese a Napoli, affermazione che possiamo ritenere valida anche per la Biblioteca Corvina: "In realtà la biblioteca palatina dei re aragonesi di Napoli non può e non deve essere studiata a sé, in totale isolamento rispetto alle altre consimili e analoghe istituzioni librarie che caratterizzavano nel medesimo periodo la realtà culturali delle altre città e regioni italiane e degli altri stati mediterranei." (35) Petrucci ribadisce che tra gli anni ‘40 e ‘70 del Quattrocento le biblioteche private e principali in Italia (p.es. quella degli Sforza a Milano, quelle dei Malatesta a Cesena e a Rimini, nonché quella di Montefeltre a Urbino e la biblioteca papale a Roma, queste ultime chiamate "biblioteche di Stato") si trasformarono nello spirito dell'umanesimo, definendo le caratteristiche comuni di queste biblioteche. I criteri comuni (36) in genere valgono anche per la biblioteca di Mattia. Fa parte di questi anche la "prevalenza di libri manoscritti recenti e di tipo umanistico di lusso, in genere impreziositi da ricche ornamentazioni e rilegature" (37). Il gusto di Mattia dunque non è quello del parvenu, ma si allinea al gusto dei principi d'Italia, leader culturali. La Biblioteca Corvina corrispondeva ai criteri della politia litteraria anche dal punto di vista scientifico. Del suo codice di Plinius (Cod. Vat. Lat. 1951) p.es. è stato affermato che “contiene la variante migliore della sua epoca", prova anche questa del valore filologico della biblioteca di Mattia. (38)

Decembrio e Naldi presentano i libri della biblioteca elencando gli autori. Decembrio inizia il suo catalogo con gli autori romani, proseguendo con i greci; Naldi rovescia quest'ordine. Il terzo gruppo anche dal Decembrio viene costituito dagli autori cristiani dell'antichità, i padri della chiesa e Lactantius. La presentazione degli autori sia greci che romani inizia con i poeti, e seguono gli scrittori in prosa. Possiamo affermare che Naldi, per scegliere gli autori e le opere e per l'ordine della loro presentazione, seguiva come modello il catalogo del suo predecessore umanista, del quale ometteva alcuni autori o li cambiava con altri. Per esempio nell'opera di Decembrio, all'inizio degli autori greci, Homeros e Musaios fanno la gara per il primo posto. Quest'ultimo dal Naldi è al terzo posto, avendo egli iniziato il catalogo con Hermes Trismegistos. Poi in entrambe seguono gli altri grandi poeti, tragediografi e filosofi, con poche differenze nell'ordine. Apollonios, Aesopos, Diogenes Laertios figurano solo in Decembrio, mentre altri autori, Orpheus, Sappho, Theophrastos, Aeschines, Isokrates, Herodianos, Diodoros Siculus (39) sono presenti solo in Naldi. Le opere di questi ultimi, con l'eccezione di Sappho (e di Alkaios, notato anche da Decembrio), sono conservate fino ad oggi nei codici corviniani.(40)

Naldi, alla stessa maniera, segue Decembrio anche nel catalogo degli autori pagani romani, all'inizio del quale troviamo le seguenti corrispondenze: Vergilius – Vergilius, Terentius-Ovidius, Ovidius-Terentius, Horatius-Plautus, Iuvenalis-Iuvenalis, Plautus-Horatius, Statius-Statius. Naldi non menziona Martialis, al contrario di Decembrio, però inserisce nel catalogo Silius Italicus e Calpurnius, non notati da Decembrio, nonché le leggi di XII tavole. Nel terzo gruppo entrambi gli autori presentano oltre alla Bibbia, i più conosciuti autori cristiani dell'antichità. Naldi riprende gli autori elencati da Decembrio (Hieronymus, Augustinus, Ambrosius, Chrysostomus, Lactantius), completandoli con San Gregorio e Vazul.

Se avessimo ancora dei dubbi che Naldi veramente seguì la descrizione della biblioteca di Decembrio, un fatto interessante può aiutarci a levarceli. Nel catalogo che contiene gli autori più conosciuti dell'antichità, Naldi in maniera vistosa tralascia di parlare di Plinio e della Historia Naturalis. Decembrio tra gli scrittori romani trattava i filosofi moralisti in un capitolo a parte, e parlò di Plinio e della sua opera famosa in questo capitolo.(41)

Naldi non copiò questa parte in questa forma, ne prese solo tre nomi (Varro, Macrobius, Seneca) e li inserì tra i prosatori dopo Cicerone. Tralasciò gli altri autori di questo gruppo di Decembrio, tra i quali anche Plinio, probabilmente per caso. Naturalmente Plinio non mancava dalla Biblioteca Corvina, sopra abbiamo menzionato il suo codice, che esiste tutt'oggi al Vaticano.

 

In base alle due descrizioni di biblioteca possiamo definire che caratteristiche hanno i libri di una biblioteca umanista. L'ideale biblioteca umanista custodiva soltanto opere antiche. Comprendeva le opere letterarie e scientifiche dell'antichità pagana latino-greca, ma riservava un posto di pari rango anche agli autori cristiani greco-latini dell'antichità, ai grandi della patristica, e non poteva mancare nemmeno la Bibbia. Mancava invece l'intero medioevo con tutti i suoi autori anonimi e conosciuti, con tutti i suoi libri su temi religiosi, teologici e profani. Al punto che non figura nemmeno un autore umanista con la sua opera, nemmeno i contemporanei. Umanisti famosi come p.es. Ambrogio Traversari, Angelo Poliziano oppure Marsilio Ficino figurano solo come traduttori di opere greche. E' un altro discorso che i grandi di Firenze più tardi non badando a questo criterio fecero copiare anche le proprie opere, le fecero ornare in una maniera degna di un principe e le mandarono perché prendessero posto nella Biblioteca Corvina.

Dal catalogo di Naldi mancano anche i libri in lingua volgare che Decembrio trattava in un sottocapitolo a parte. Scriveva che i libri in lingua volgare potrebbero essere al massimo letture per vecchie e bambini per le notti d'inverno,(42) e nella sua biblioteca non potevano avere posto neanche le opere di Dante, Petrarca, Boccaccio. Erano altresì da tenere lontani dalla biblioteca di Decembrio anche i libri in latino di Petrarca e Boccaccio (non menziona le opere latine di Dante), questi andavano collocati altrove. (43) In base all'opera di Naldi possiamo supporre che le opere che non corrispondevano all'ideale della biblioteca umanista fossero collocate anche a Buda in un altro posto, non nella cosiddetta Biblioteca Corvina. Come abbiamo visto, i codici della biblioteca umanista si distinguevano per il loro testo perfetto e per i loro ornamenti lussuosi dai volumi di altro tipo. Quei criteri di contenuto e di forma che caratterizzavano i codici corvini possono fornire un ulteriore argomento per le prove di Csaba Csapodi, secondo le quali la raccolta ritrovata nel 1686 nel palazzo reale di Buda che contiene libri medioevali, in gran parte religiosi, codici di fattura modesta, ecc. non era collocata presso la Biblioteca Corvina.(44)

La somiglianza delle due descrizioni di biblioteche ripropone di nuovo la questione dell'autenticità dell'opera di Naldi. Naldi, secondo le nostre conoscenze, non fu mai in Ungheria, ciononostante gli studiosi per lungo tempo usarono la sua opera come fonte di indubbia autenticità. Csaba Csapodi, che nel campo delle ricerche sulla Biblioteca Corvina ha i maggiori meriti, ha esaminato la questione dell'autenticità, arrivando alla conclusione che, a parte le lodi esagerate, i dati di Naldi sono affidabili. (45) La sua opinione si basava sull'ipotesi che Ugoleto, che incoraggiò il suo amico fiorentino a scrivere l'opera, gli desse anche delle informazioni dettagliate sull'edificio della biblioteca e sui suoi libri. Orsolya Karsay ha messo in dubbio tutto ciò, (46) e anche Árpád Mikó ha dubitato dell'autenticitá dell'opera di Naldi. Quest'ultimo riteneva che con il panegirico di Naldi "ci fu tramandato, anziché il catalogo della biblioteca in esametri, la lista della biblioteca ideale in forma retorica ". (47) Il suo ragionamento è il seguente: non ci è pervenuta nessuna raccolta di poesie di Sappho, esse furono viste insieme l'ultima volta nel XII secolo, e i frammenti delle poesie conosciute oggi furono raccolte più tardi da citazioni di altri autori e di reperti di papiro. La sua opera custodita a Buda dunque è una finzione retorica, come lo è l'affermazione che la biblioteca possedette anche Alkaios. (48) L' opera di Naldi assolutamente non è un catalogo di biblioteca, già per il fatto che alla morte di Mattia i libri della biblioteca non erano ancora insieme, ma ritengo che non possiamo definirla neanche come una lista in forma retorica di una biblioteca ideale. Nonostante che, secondo le nostre conoscenze, non fosse mai in Ungheria e commettesse l'errore madornale di non conoscere l'origine di J á nos Corvin, Naldi sembra ben informato in diverse cose. Pare che le opere citate solo da Naldi, si trovassero veramente nella Biblioteca Corvina. Hermes Trismegistos, come abbiamo visto, mancava nell'opera di Decembrio, per il motivo che alla nascita della Politia litteraria esso era ancora sconosciuto, o quasi. Marsilio Ficino tradusse il corpus Hermeticum nel 1463, (49) e si suppone, che più tardi anche la biblioteca di Mattia ne possedesse un esemplare. Allo stesso modo la biblioteca poteva avere anche l'“Orpheus", cioè l' Orphei hymni , traduzione giovanile di Ficino. (50) Queste due opere furono conosciute anche da Ioannes Pannonius, critico ungherese della Theologia Platonica di Ficino, che vide l'opera criticata a Buda. (51) Non c'è motivo di dubitare che la biblioteca custodiva anche l'opera storica di Herodianos, come scrive Naldi, nella traduzione di Angelo Poliziano. (52) (Poliziano che pure si offrì al servizio di Mattia, desiderava fare traduzioni dal greco(53), ma arricchì la biblioteca inviandoci anche opere di altri. Ci è rimasto un elenco con 19 libri da lui mandati.) (54) Naldi ebbe notizia sul Calpurnius dallo stesso Ugoleto, che trovò in Germania la Bucolica dell'autore romano, che poi tradusse e diede alla stampa, assieme all'opera di Nemesios. (55) Il codice di Calpurnius probabilmente arrivò alla Biblioteca Corvina in una copia ornata, poichè il codice posseduto da Ugoleto nel 1492 era a Firenze. (56) Non è impossibile che fosse lo stesso Naldi a fare la copia per la biblioteca, dal momento che accettava incarichi di questo genere, come ci racconta nella sua opera. Mattia possedette anche il manoscritto di Silius Italicus, (57) e ne ebbe pure un esemplare stampato, mandatogli nel 1471 dal traduttore, Pomponio Leto.(58) Per quanto riguarda i libri descritti da Naldi, la conoscenza della maggior parte di essi era indispensabile per l'erudizione umanista, di conseguenza non potevano mancare nemmeno dalla biblioteca di Mattia, già per il fatto che la raccolta della biblioteca era molto più ricca di quella descritta da Naldi, e conteneva molte opere che rappresentavano rarità eccezionali anche per i migliori scienziati. Conosciamo addirittura autori, le cui opere sono andate perdute insieme al codice corvino che conteneva il loro unico esemplare. Dotti umanisti, che possiamo ritenere affidabili come Cuspinianus e Brassicanus, videro alla Biblioteca Corvina queste opere che oggi non esistono più. (59) Ma conosciamo un libro, il romanzo di Heliodoros, che – benché Naldi non lo noti – fu conservato solamente in un codice corvino. (60) Considerato tutto ciò, non dobbiamo per forza mettere in dubbio le affermazioni di Naldi. Peresempio, proprio la presenza sorprendente, nella sua descrizione, della legge delle XII tavole induce a supporre che nella Biblioteca Corvina ne esistesse qualche compilazione, nonostante non conosciamo un'opera simile nel XV secolo. (61) Non possiamo dubitare neanche quello che Naldi scrive sull'arredamento e l'ambiente della biblioteca. I giardini e le fontane intorno alla biblioteca sono conosciuti anche da altre fonti. La fontana di marmo di Paros, portato dall'Italia (“ vectus ab Hetruscis oris") , (62) sarà stata quella realizzata da Verocchio per Mattia che ispirò Angelo Poliziano a scrivere un epigramma per Mattia. (63)

Pare che a Buda, per creare la biblioteca prendessero in effetti in considerazione i principi di Decembrio riguardanti la biblioteca. Angelo Decembrio consigliava di tenere nella biblioteca, volendo, anche l'oroscopo, una sfera celeste e una chitarra. (64) E' possibile che l'idea di decorare la biblioteca di Buda con gli oroscopi di Mattia venga da Decembrio. Naldi non li menzionò, ma ne parlarono diversi stranieri che nella seconda metà del cinquecento capitarono a Buda. Sulla volta di una sala della biblioteca si vedeva l'oroscopo del re, mentre sul soffitto di un'altra sala – come testimonia un epigramma – originalmente fu dipinta la costellazione di quando Mattia occupò il trono di Boemia. Il suo successore, Uladislao I la fece coprire dal disegno del proprio oroscopo, con la costellazione di quando gli successe al trono d'Ungheria. (65)

Per creare la Biblioteca Corvina prendevano in considerazione non solo l'opera di Decembrio, ma anche altre fonti letterarie.. Naldi chiama la biblioteca di Mattia " sacellum sapientiae" , (66) e scrive che è adiacente alla cappella del palazzo, così il re, trovandosi in biblioteca può godere anche il canto del coro della chiesa. (67) Si sa da fonti antiche che le biblioteche generalmente vennero costruite accanto a chiese; non è da escludere che alla fondazione della Biblioteca Corvina si consideravano queste tradizioni. I lavori di costruzione di Buda furono preparati da ricerche sull'architettura contemporanea. Bonfini tradusse a Buda per Mattia l'opera architettonica di Filarete, (68) e sono pervenuti tra i codici corvini due esemplari di De re aedificatoria di Leon Battista Alberti.(69)

E' certo che l'allestimento e la raccolta dei libri della biblioteca budense si svolse sulla base di una seria preparazione teorica. Lo testimoniano due altre lettere di Bartolomeo Fonzio, inviate da Firenze a Buda il 1 ottobre di 1489. Dalle lettere sappiamo che Fonzio era tornato da Buda, dove partì probabilmente dopo il gennaio dello stesso anno. (70) Una delle lettere fu scritta al re Mattia, mentre l'altra a Ioannes Morenus, cioè a J á nos Móré tesoriere reale(71). Fonzio chiede di salutare Balasthust (“ praefectum curiae") (72) e Morepetrust, (73) nonché altri conoscenti ungheresi. (74) Scrive di mandare “un libro" a Móré, in cui si legge, come bisogna allestire una biblioteca: “rex ... in hac bibliotheca alios principes antecellat, misi ad te cum his litteris librum cum veterum tum novorum auctorum omnium et gentilium et Christianorum in omni genere doctrinarum a me non sine multo labore et diligentia collectorum, ut videre possitis, ea quo sit ordine vobis instituenda." (75) Móré chiede di mandargli la lista dei codici che stanno copiando a Vienna, per evitare di copiarli anche a Firenze. (76) Del documento mandato a Móré avvisa in una lettera anche Mattia, chiamandolo “index" . (77) Fonzio che soggiornò a Buda, potette condividere le sue esperienze budensi con Naldi, vivendo nella stessa città, conoscendo tutt' e due Ugoleto e appartenendo alla stessa cerchia umanista.

Le laudi e le spedizioni di libri, inviate dagli umanisti fiorentini in Ungheria si moltiplicavano dopo il viaggio di Ugoleto, nel 1488-1490. L'interesse straordinario si dovette al fatto che a Buda venne istituita una biblioteca eccezionale. Naturalmente anche prima era esistita una biblioteca di corte a Buda, ma era simile a quella di qualsiasi principe d'Europa. A suscitare l'entusiasmo degli umanisti italiani nella seconda parte degli anni '80 del Quattrocento, pare, fosse il fatto che Mattia creò una biblioteca umanista nella sede reale. A Buda costruirono e attrezzarono una biblioteca umanista modello, in cui venne istituita una completa raccolta umanista di libri. Accanto ai maestri di Buda ebbero parte alla crescita della raccolta, copisti e miniatori fiorentini. Ranzanus nel 1488 scrisse a Mattia di aver sentito che il re aveva intenzione di istituire una biblioteca enorme e bellissima in ogni senso, per depositarci migliaia di codici, e anzi che aveva già cominciato il lavoro: "Audivi praeterea superioribus diebus, dum Viennam versus iter ad te facerem, constitui nunc a te bibliothecam ingentem et omni ex parte eximie mirificeque ornatam, in quam aiunt multa milia codicum non vilis neque contemnendi precii, id est, qui sint perpulchris exarati litteris intusque et extra, te et velle et iam coepisse congerere." (78) Il riconoscimento e l'appoggio degli umanisti italiani non si dovette solo alla straordinaria generosità di Mattia, ma piuttosto al fatto che una biblioteca che accoglieva tutta la cultura dell'antichità, come voleva essere quella di Buda, era senza paragone anche in Italia. Fonzio – nella sua prima lettera scritta a Mattia – poté paragonare la biblioteca di Mattia solo alle biblioteche famose dell'antichità e a quella del papa Nicola V (79) Lorenzo de'Medici a quell'epoca non aveva ancora una biblioteca umanista simile. Fonzio fece sapere a Mattia che la notizia della biblioteca budense creò tanto entusiasmo che anche Lorenzo de'Medici decise di istituire a Firenze una biblioteca latino-greca: "Studiosi quidem et boni viri et artium rectissimarum percupidi bibliothecae istius fama ad tuum nomen celebrandum una mecum scriptis perpetuis convertuntur. Quae adeo quosdam excitavit insignes viros, ut apud nos etiam Laurentius Medices nobilem Graecam ac Latinam paret bibliothecam." (80) Aggiunge però che la biblioteca di Mattia le superava tutte.(81) Mattia purtroppo non riuscì a finire la grande opera, e dopo la sua morte, una parte dei codici già completati o ancora in preparazione finirono proprio nella biblioteca di Lorenzo de Medici. L'identificazione di parecchi di quest'ultimi è avvenuta recentissimamente e per questo gesto nobile dobbiamo ringraziare la direttrice della Biblioteca Medicea Laurenziana, Angela Dillon Bussi.(82)

  La realizzazione della biblioteca fu il risultato di una collaborazione italo–ungherese, ne ebbero parte significativa – come si sa - gli studiosi e i miniatori fiorentini. Gli umanisti italiani lavorarono non soltanto per gli abbondanti guadagni, ma perché essendo letterati, apprezzavano i libri oltre qualsiasi altra cosa. Studiando le opere di Decembrio e di Naldi e considerando le dichiarazioni dei contemporanei, possiamo affermare che a Buda fu fondata la prima biblioteca umanista che corrispondeva in ogni suo aspetto al concetto della biblioteca ideale,(83) e si deve soprattutto a questo fatto che gli umanisti italiani lodarono il suo fondatore Mattia Corvino e ne sostennero la creazione con tanto impegno. (84)

 

Note

1 Naldus Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, in Mathias Belius, Notitia Hungariae Novae Historico Geographica, tom 3, Viennae Austriae, Petrus Ghelen, 1737; Csaba Csapodi, Bibliotheca Corviniana, Budapest, Magyar Helikon – Corvina , 1981, p. 62.

 

2 Per la vita e l'opera v. Naldus Naldius, Epigrammaton liber, ed. Alexander Perosa, Budapest, Egyetemi Nyomda, 1943, pp. III-VIII. Bibliotheca Scriptorum Medii Recentisque Aevorum.

3 Per la vita e l'opera di Ugoleto v. Fortunato Rizzi, Un umanista ignorato Taddeo Ugoleto, in "Aurea Parma", 1953, fasc. I-II, pp. 1-17, 79-90; Angelo Ciavarella, Un editore ed umanista filologo Taddeo Ugoleto detto Della Rocca, in "Archivio Storico per le provincie parmensi", serie quarta, IX (1957), pp. 133-173.

4 Klára Pajorin, L'educazione umanistica e Mattia Corvino, in Matthias Corvinus and the Humanism in Central Europe, ed. Tibor Klaniczay, József Jankovics, Budapest, Balassi Kiadó, 1994. "Studia Humanitatis", 10. – (Per il significato della parola augusta v. Árpád Mikó, Stories of the Corvinian Library, in Uralkodók és corvinák. Potentates and Corvinas. Anniversary Exhibition of the National Széchényi Library... 2002, ed. Orsolya Karsay, Budapest, Országos Széchényi Könyvtár, 2002, p. 139. )

5 Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., Epistola ... ad Matthiam Corvinum, p. 595.

6 cfr. "... in emendandis voluminibus, Tuo iussu, e scriptis occupamur" . (Ibid., p. 596.)

7 Cfr. con la lettera di Bartolomeo Fonzio scritta al re Mattia il 30 gennaio 1488, edita in Bartholomaeus Fontius, Epistolarum libri III, ed. Ladislaus Juhász, Budapest, 193l, no. 11, p. 36, 12. Bibliotheca Scriptorum Medii Recentisque Aevorum. – Budára küldött műveit l. Csapodi, Bibliotheca Corviniana, p. 70.

8 Cfr. Fontius, Epistolarum libri III, op. cit., p. 35, 3-4.

9 Tendenze platonizzanti alla corte di Mattia Corvino, in "Giornale critico della filosofia italiana", IX (1930), pp. 135-162, 220-287.

10 Klára Pajorin, Humanista irodalmi művek Mátyás király dicsőítésére [Opere letterarie umaniste in lode di re Mattia] , in Hunyadi Mátyás. Emlékkönyv Mátyás király halálának 500. évfordulójára [Mattia Hunyadi. In memoria del 500° anniversario della morte del re Mattia] , Budapest, Zrínyi Kiadó, 1990, pp. 39—350.

11 Orsolya Karsay, De laudibus Augustae Bibliothecae, "The New Hungarian Quarterly", 32 (1991), 139- ... V. ancora Orsolya Karsay, Potentates and Studiolos, in Potentates and Corvinas, op. cit. (v. n4) , pp. 44-47.

12 "...haec Iove digna ...omnia" (Naldius, De laudibus agustae bibliothecae, op. cit., p. 611, 445-446. sor).

13 Vedi più dettagliamente: K. Born, The Perfect Prince According to the Latin Panegyrists, "Am. Journ. Philol.", LV (1934), pp. 20-35.

13 György Feniczy, Claudius Claudianus és Janus Pannonius panegyricus költészete, Budapest, 1943, p. 21. (Értekezések a magyarországi latinság köréből [Studi sulla cultura latina in Ungheria ,10).

14 " ... Corvinia tellus / ... Quod tribus exemplum caperet de regibus amplum /De patre, de nato, de te regina Beatrix" (Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit ., p 609, linee 379, 381-382.

15 Cfr. Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 609, 352-360. sorok.

16 Csaba Csapodi, Il problema dell'autenticità di Naldo Naldi /Contributo alla critica delle fonti della Biblioteca Corviniana/, "Acta Litteraria Academiae Scientiarum Hungaricae", VI (1964), p. 174.

17 Naldi, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 607, linee 256-261.

18 V. ibid., pp. 634-635, linee 205-220.

19 V. P. Viti, Decembrio, Angelo Camillo, in DBI, 33, Roma, 1987, 483-488.

20 Angelo Camillo Decembrio, De politia litteraria, hrsg. von Norbert Witten, München—Leipzig, Saur, 2002. (Beiträge zur Altertumskunde, 169).

21 Cita P. Viti, Decembrio, Angelo Camillo, in DBI, 33, Roma, 1987, p. 485.

22 " Qui modus ordoque servandus in curanda poliendaquae bibliotheca, deinde quo pacto struenda, scilicet qui libri in ea ex Latinis et Graecis opportuni, ac primo de metricis auctoribus, inter quos de Virgilio praecipua mentio, ac Tullio officiorum atque Salustio per Leonellum." (Decembrio, De politia litteraria, op. cit., p. 148, 27-30.)

23 Luigi Balsamo, Angelo Decembrio e la cultura del principe, in La corte e lo spazio. Ferrara estense, a cura di Giuseppe Papagno e Amadeo Quondam, Roma, Bulzoni, 1982, p. 660. (Centro studi "Europa delle Corti"/Biblioteca del Cinquecento 17.)

24 " ... bibliothecam in secretiore domus parte habere par est." (Decembrio, De politia litteraria, op. cit., 1. 3. 4, p. 150, 16-17.

25 Cfr. Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit. , p. 611, 1-2.

26 Cfr. Decembrio, De politia litteraria , op. cit., 1. 3. 4, p. 150, 4-5. ; Naldi, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit. , p. 612, 5-6.

27 "... bibliothecam ... cuiusmodi apud Plinium minorem ante cubiculum deprehenditur, qua quidem lectitandos magis libros, ut ipse ait, quam legendos includeret." (Decembrio, De politia litteraria, op. cit., 1. 3. 4, p. 150.

28 Naldius, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 612, 8-9.

29 Cfr. Decembrio, De politia litteraria, op. cit., 1.3. 3, p. 149, 33-35.

30 Ibid., 1. 3. 3.., p. 150, 2.

31 "Arte laboratum, fului splendentibus auri / Bractea, quod pinxit foliis, tenuisque refulsit / Auratis: haec facta quidem pretiosa, metallis" (Naldi, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 612, 17-20. )

 

32 Cfr. ibid., pp. 599, 612.

33 Decembrio, De politia litteraria, op. cit., 3. 10, p. 151, 12-13.

34 "Sunt enim qui libros purpura, serico, margaritis, auroque vestiant. Nam librorum pulchritudo ad legendum plerosque magis invitat, uti decora militem armamenta animosiorem efficiunt" . (Ibid., 1. 3. 8, p. 151, 25-27.)

35 Armando Petrucci, Biblioteca, libri, scritture nella Napoli aragonese, in Le biblioteche nel mondo antico e medievale, a cura di Gugielmo Cavallo, Roma-Bari, Laterza, 1988, p. 190.

36 Ibid., p. 191-192.

37 Ibid., p. 191.

38 Tamás Gesztelyi, A Korvin-könyvtár Plinius-kódexe, avagy hogyan készült egy humanista szövegkiadás [Il codice di Plonio della Biblioteca Corvina, ossia come si preparava un'edizione del testo umanista] , "Könyv és könyvtár" [Libro e biblioteca], XXII-XXIII (2000-2001), p. 24.

39 In Decembrio invece figura Diodoros Peripateticus.

40 V. Csapodi, Bibliotheca Corviniana, op. cit., no. 5, p. 37; no. 96, p. 55; no. 44, p. 45; no. 135, p. 61 (nell'esemplare pervenutoci il traduttore dell'opera è Bonfini); no. 180, p. 70.

 

41 V. Decembrio, Politia litteraria, 1. 7. 1-7, pp.164-166.

42 "... eos libros ... quos apud uxores et liberos nostros nonnunquam hybernis noctibus exponamus." (Ibid., 1.6.1, p. 163, l14-115.)

43 Cfr. ibid., 1. 6. 3, p. 164, 6-9.

44 Csaba Csapodi, A budai királyi palotában 1686-ban talált kódexek és nyomtatott könyvek [I codici e i libri stampati ritrovati nel palazzo reale di Buda nel 1686] , Budapest, MTA, 1984, pp. 5-9, 43-57, 81-82.

45 Csapodi, Il problema dell'autenticità di Naldo Naldi, op. cit., p. 173.

46 Karsay, De Laudibus Augustae Bibliothecae, op. cit., ...

47 Árpád Mikó, Stories of the Corvinian Library, in Uralkodók és corvinák/Potentates and Corvinas, Anniversary Exhibition of the National Széchényi Library,... 2002, ed. Orsolya Karsay, Budapest, Országos Széchényi Könyvtár, 2002, p. 139.

48 Ibidem.

49 Paul Oskar Kristeller, Supplementum ficinianum, vol. 1, Florentiae Olschki, 1937, rist. 1973, p. CXXIX.

50 Ibid., CXLIV-CXLV.

51 Cfr. con la sua lettera a Ficino, pubblicata ultimamente da Klára Pajorin, Ioannes Pannonius e la sua lettera a Marsilio Ficino, "Verbum. Analecta nolatina", 1 (1999), p. 68.

52 L'esemplare ci è pervenuto nella traduzione di Bonfini fordításában. V. nota 40.

53 V. la sua epistola a Mattia in Analecta nova ad historiam renascentium in Hungaria litteraria spectantia, ed. Eugenius Ábel, Stephanus Hegedüs, Budapest, 1903, p.423-426.

54 József Teleki, A Hunyadiak kora Magyarországon [L'epoca dei Hunyadi in Ungheria] , vol. XII, Pest, Emich Gusztáv, 1857, p. 479.

55 Csaba Csapodi, The Corvinian Library. History and Stock, Budapest, Akadémiai Kiadó, 1973, no. 148, p.172.

56 Ambrogius Traversarius et alii, Latinae epistolae, ed. Petrus Cannetus, accedit eiusdem Ambrosii vita, ... a Laurentio Mehus, tom l, Florentiae, ex typographio Caesareo, 1751, rist. Bologna, Forni, 1968, p. IL.

57 V. Csapodi, Bibliotheca Corviniana, op. cit., no. 12, p. 39.

58 József Teleki, A Hunyadiak kora Magyarországon, op. cit., vol. XI, pp. 54-455.

59 Brassicanus vide tutte le opere di Hyperidés, Cuspinianus invece otto libri del Iohannis di Cresconius Corippus, dei quali oggi sono conosciuti solo due. (Csapodi, Bibliotheca Corviniana, i. m. p. 23.)

60 Karsay, De Laudibus Augustae Bibliothecae, ....

61 I tentativi della ricostruzione delle leggi iniziarono solo nel XVI secolo ( Der kleine Pauly, hrsg. Konrat Ziegler, Walther Sontheimer, Hans Gärtner, 5. Bd., München, Drückenmüller, 1975, col. 483.). Ringrazio Gyula Mayer, che mi ha richiamato l'attenzione su questo dato.

62 Naldus, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 637, 344.

63 Jolán Balogh, Die Anfänge der Renaissance in Ungarn, Graz, Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1975, p. 168.

64 " Intra bibliothecam insuper horoscopium aut sphaeram cosmicam ... habere non dedecet" ( Decembrio, De politia litteraria, op. cit., 1. 3. 5, p. 150, 20.).

65 Balogh, Die Anfänge, op. cit., pp. 66-67.

66 Naldi, De laudibus augustae bibliothecae, op. cit., p. 599.

67 Cfr. ibid., p. 612, 13-14. sorok.

68 V. Csapodi, Bibliotheca Corviniana, op. cit., no. 138, p. 62.

69 Ibid., no. 79, p. 52; no. 10, p. 57.

70 Vö. a 7. jegyzetben említett levelével.

71 András Kubinyi András, Főpapok, egyházi intézmények és vallásosság a középkori Magyarországon [Prelati, istituti ecclesiastici e devozione nell'Ungheria medievale] , Budapest, Magyar Egyháztörténeti Enciklopédia Munkaközösség, 1999, p 245, n51.

72 Probabilmente Balázs, cioè Balázs Ráskai giudice castellano nella corte di Mattia (1484-1490) . (Dezső Csánki, I. Mátyás udvara [La corte di Mattia I] , Századok [Secoli], 1883, 534.)

73 Móré Péter. Non lo conosco in altre fonti.

74 Cfr. Fontius, Epistolarum libri III, op. cit. (v. n7), no. 13, p. 37, 12.

75 Ibid., p. 37, 3.

76 Ibid, p.. 37, 4.

77 Ibid., no. 12, p. 36.

78 Petrus Ransanus, Epithoma rerum Ungarorum, ed. Péter Kulcsár, Budapest, 1977, pp. 50-51.

79 Cfr. "ad omnem posteritatem aeterniorem laudem consequeris, quam aut Athenis Pisistratus, aut Alexandriae Ptolemaeus, aut Eumenes Pergami, aut olim Romae Caesar, nuper vero Nicolaus quintus pontifex bibliothecis insignibus publicandis." (Fontius, Epistolarum libri III, op. cit., p. 35.)

80 Ibid. , p. 36, 3-4.

81 Cfr. ibid., p. 36, 5.

82 Angela Dillon Bussi, Ancora sulla Biblioteca Corviniana e Firenze, in Primo incontro italo-ungherese di bibliotecari, ... Problematiche e prospettive della ricerca ... red. Mariarosaria Sciglitano, Budapest, Istituto Italiano di Cultura, 2001, pp. 48-79; Id., Ancora sulla Biblioteca Corviniana e Firenze, in Uralkodók és corvinák, op. cit., pp. 63-70.

83 Il tentativo di ricostruzione dell'edificio e dell'arredamento v. in László Urbán, Képek a Corviniana világáról [Immagini del mondo della Corviniana] , Budapest, Országos Széchényi Könyvtár, 1990.