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    Anna Laura LEPSCHY
.: Analisi testuale - un invito a leggere
(1998)
 
Quando sono arrivata a University College London, quasi trent'anni fa, un elemento importante del programma d'italianistica consisteva in tre corsi di grammatica storica: fonologica il primo anno, morfologia il second'anno e testi antichi (dall'antologia di Dionisotti e Grayson) il terz'anno. A quell'epoca tutti gli studenti, per esser ammessi a un dipartimento di lingue romanze, dovevano precedentemente aver studiato il latino nelle scuole secondarie. Poi l'insegnamento del latino diventò sempre più raro nei licei, averlo studiato non fu più una condizione per entrare all'università, e noi ci trovammo quindi a dover ripensare i nostri programmi di filologia. Per qualche anno il dipartimento di Latino ha offerto dei corsi preparatori; poi abbiamo ereditato noi questo compito, e per un certo periodo abbiamo cercato di dare ai nostri studenti le nozioni necessarie per rendere comprensibile lo sviluppo dell'italiano dal latino. Ma circa quindici anni fa abbiamo deciso di rinnovare completamente questo corso che, non solo per la mancanza del latino, ma anche per un graduale cambiamento di interessi da parte degli studenti, ci sembrava sempre meno adatta. Ora, per gli studenti del primo anno facciamo due corsi semestrali, uno di introduzione alla fonetica italiana e uno di introduzione alla linguistica, per offrire una base per futuri studi linguistici, più approfonditi (sono corsi adatti anche ai nostri principianti, cioè a circa il 50% degli iscritti, che sono una novantina all'anno). Per gli studenti del second'anno c'è un corso dedicato a La lingua italiana e le sue varietà, in due parti. Nella prima offriamo un panorama della questione della lingua, cominciando con Dante e arrivando ad Ascoli, e analizzando anche le tre versioni dell'Orlando Furioso e dei Promessi Sposi, nella seconda presentiamo la situazione linguistica odierna in Italia, con varietà locali, dialetti, lingue settoriali e influenze straniere. Questa introduzione ai problemi attuali serve agli studenti anche come preparazione per il loro terzo anno in Italia.

Per gli studenti dell'ultimo anno abbiamo creato un nuovo corso di Analisi testuale (Textual Analysis). Uno dei problemi che si fanno sentire sempre di più è la difficoltà incontrata dagli studenti nella lettura di testi che non siano moderni, nonostante la presenza nei nostri corsi di autori medievali e rinascimentali. Quando possono, gli studenti si aiutano con le traduzioni e sembra che non siano animati dal desiderio di interpretare i testi filologicamente (evidentemente la responsabilità è anche nostra, se non riusciamo a convincerli della necessità di questo tipo di lettura). Sembra che si accontentino di una comprensione molto approssimativa, all'ingrosso, che si limita a cogliere le idee generali e non il senso preciso delle frasi e le loro sfumature, per non parlare dei mezzi, delle tecniche con cui queste idee vengono manifestate linguisticamente e stilisticamente.

Nel tentativo di rimediare a questa mancanza di interesse e di gusto per la precisione espressiva, e insomma per il funzionamento del linguaggio letterario in tutta la sua complessità, abbiamo creato un corso di analisi testuale che parte dai primi esempi del volgare (sao ke kelle terre) e arriva a un brano da Libera nos a malo di Luigi Meneghello. Dedichiamo un seminario (da un'ora e mezzo a due ore) ogni settimana a un testo diverso, spostandosi nel tempo e nello spazio, attraverso i secoli e attraverso l'Italia. Dopo il Placito capuano si passa a Bonvesin da la Riva, alla poesia siciliana, al Novellino e a Boccaccio e Petrarca. Dall'esame di problemi filologici, linguistici (anche dialettali) e stilistici in testi medievali, passiamo poi a testi rinascimentali che oltre ai più conosciuti Pulci, Boiardo, Ariosto e Tasso) comprendono anche brani dalla Veniexiana e da Ruzante, per i quali presentiamo una breve descrizione delle caratteristiche del Veneto. Similmente affrontiamo il Napoletano, con un pezzo di Basile: questa è seguito dal mirabile toscano di Galileo, poi vengono i poeti dialettali come Porta e Belli, per passare alle caratteristiche regionali di romanzieri come Verga e Svevo, e finire coll'espressionismo di Gadda e il complesso plurilinguismo di Meneghello, giocato su un uso sapiente dell'italiano letterario, del parlato, del dialetto e dell'inglese. Alla fine del corso se ci è possibile invitiamo Meneghello a parlare dei suoi libri e a darci un'analisi dettagliata di alcuni brani di Libera nos a malo.

Questo corso ha vari scopi oltre a quello di incoraggiare gli studenti a leggere attentamente. Offre una visione storica e geografica dell'italiano attraverso l'esame di testi importanti che altrimenti non rientrerebbero nel nostro programma (in particolare gli autori dialettali). Dà loro l'esperienza di usare in modo concreto grandi dizionari come il Battaglia (certo, dovrebbero usarlo comunque, ma raramente lo fanno), i dizionari etimologici, le grammatiche storiche, e poi imparano nozioni di metrica e di retorica e di narratologia. Si abituano a riconoscere fenomeni linguistici dalla legge di Togler-Mussafia al funzionamento dello stile indiretto libero. L'esame alla fine del corso consiste in un compito per il quale gli studenti hanno una settimana. Devono scegliere tre brani da commentare, su un totale di cinque, e per svolgere questo compito possono utilizzare le varie biblioteche a loro disposizione e consultare tutti i testi che vogliono. È un corso che all'inizio lascia molti studenti perplessi, ma col passare delle settimane si rendono conto che stanno imparando a «leggere», e che a poco scompare, sotto ai loro occhi, la distinzione, secondo me così nociva, fra lo studio della lingua e lo studio della letteratura.